Ser Audie tornò nella stanza dove attendeva re Pendragon e gli disse: “Sire, vi ho obbedito.”
“Sir Audie, Dio mi perdoni e salvi la regina mia moglie! Ho consegnato a quell’uomo il mio figlio maschio.”
“Dio vi perdonerà, sire, se l’avete fatto per un buon motivo.”
Corrucciato Pendragon rispose: “Vi dirò dunque il motivo, ma lasciate prima che spenga questa candela, perché non oso parlare alla luce!”
Il re soffiò sull’unica candela che ardeva nella stanza, e quando fu caduto il buio riprese: “Quando combatteco per sottomettere il duca di Cornovaglia, divenendo così signore di tutta la Britannia, io chiesi aiuto a quell’uomo che avete appena visto.”
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La promessa mantenuta -2-
“Gran pietà!”, mormorò ser Audie, e in fretta uscì dalla stanza, per rientrarvi poco dopo recando tra le braccia un bianco fagotto.
“Ah, sire, non volete guardarlo per l’ultima volta?” chiese. Senza volgersi re Pendragon rispose: “NO.”
“obbedisco mio re”, disse Audie e, uscendo da una piccola porta, discese per cupe scale che sprofondavano giù nella montagna sulla quale il castello era costruito, giungendo alla postierla settentrionale. Traendo il pesantissimo catenaccio, egli aprì la porta.
Gli apparve subito il lago, la cui acqua era tutta agitata dal vento, flagellata dalla pioggia e illuminata dalle folgori.
La promessa mantenuta -1-
Al tramonto di quel giorno, il sole era apparso tra le nubi con raggi che avevano il colore del sangue. Gli abitanti di Camelot, anche i più vecchi, non avevano mai visto una cosa tanto straordinaria. Sembrava che il fiume e i ruscelli scorressero di sangue, e che nel castello del re divampasse un incendio: i vetri delle finestre, infatti, brillavano sotto il sole rossi come di fuoco.
Non vi era stato vento per tutto quel giorno, ma ecco d’un tratto il vento giunse dal mare, sollevando una grande onda che si infranse mugghiando contro la scogliera: I gabbiano atterriti svolazzarono qua e là, e gli abitanti di Camelot corsero a chiudersi nelle loro case. ove bruciarono l’ulivo benedetto per scacciare la tempesta ed il malocchio.
La Leggenda di Lady Bruna -parte sesta-
“Ma che ne sarà di queste donne?” chiesero, “Perché la legge non contempla che una donna possa sposare un’altra donna:” “Perché no?” disse Lady Bruna, “Per quello che è un matrimonio, posso proteggerla con la mia spada e curare il suo benessere e proteggerla da ogni altro matrimonio che le possa venire imposto per ragioni politiche, affari di famiglia e eredità. Non posso darle dei figli, ma lei aspetta già il figlio di Kennard e chi può mai sapere se una di noi due un giorno potrà avere un figlio del sangue degli Alton? E ora le chiedo, al cospetto degli Hastur e degli dei, vuoi essere liberata dal giuramento sorella mia?”
La Leggenda di Lady Bruna -parte quinta-
Quando si venne a sapere che Lady Bruna aveva preso Margali come libera compagna pronunciando il giuramento tutti gli Hastur di Thendara dissero: “E’ uno scandalo che due donne abbiano giurato fedeltà l’una all’altra come se fossero sposate. Finirà che saremo governati da donne che non saranno legalmente soggette ai loro mariti? Se permettiamo che venga pronunciato questo giuramento quale donna vorrà più sposarsi?”
Così portarono le due donne dagli Hastur a Thendara per sottoporle al loro giudizio.
Lady Bruna disse: “Sono la Reggente di Alton e ho chiesto e fatto ciò che la legge mi consente.
La Leggenda di Lady Bruna -parte quarta-
“Non dire che non c’è nessuno in grado di comandare le Guardie,” disse Bruna, “perché sarò io stessa a prendere la spada per comandarle al posto di mio fratello finché il figlio di Kennard che Margali porta in grembo diverrà uomo: E quando verrà quel giorno passerò a lui il comando delle Guardie e sarà lui a ricevere la spada di suo padre dalle mie mani e non da quelle di qualcun altro.”
E Cathal Leynier disse piangendo: “Così sia, Bruna, perché tu sei forte e coraggiosa quanto ogni uomo del tuo Clan.” E con le sue stesse mani le mise la spada di Kennard alla cintura.
La Leggenda di Lady Bruna -parte terza-
“Questa mi sembra una buona proposta” disse il vecchioi Cathal e fece l’accordo. Ma le donne parlarono tra loro e quando Margali fu condotta di fronte a Domenic per il matrimonio, disse:
“Sei pronto a sposarti in tutta fretta quando Armida fa parte della dote nuziale, ma io non sposerò un uomo con le mani sporche del sangue di mio marito. Sei disposto Domenic, a mettere la tua mano nel Fuoco di Hali e a giurare che non hai avuto parte, mnemmeno solo con malizia d’intenti, nela morte di mio marito e del padre di mio figlio che ti sei offerto così prontamente di adottare?”
La Leggenda di Lady Bruna -parte seconda-
Combatterono finché nessun uomo adulto dei Lanart e dei Leynier rimase in vita con l’eccezione di alcuni fanciulli. Fu in quel tempo che Kennard Leynier morì e fu sepolto nel cimitero di Hali e sulla sua tomba Margali annunciò che aspettava un figlio di Kennard e che l’erede sarebbe nato entro sei mesi da allora.
E quando Kennard fu sepolto, Domenic tornò ad Armida e disse all’anziano Cathal Leynier, che nel frattempo era diventato Reggente del Dominio per conto di Margali, anche se aveva raggiunto l’età di cento anni e non poteva comandare la Guardie come i Leynier di Armida facevano aquei tempi.
Biancabella -parte quinta-
Il re, che non aveva il cuor di pietra ed era di natura magnanimo e liberale, accettò l’invito di buon grado. E dopo aver fatto gli onori, da buon ospite, alle padrone di casa, se ne tornò a casa sua con la sua regina. Il giorno del pranzo, il re, la regina e la matrigna, regalmente vestite ed accompagnate da diverse matrone, andarono ad onorare la magnifica tavola già lautamente apparecchiata. E porgendo l’acqua per le mani, il siniscalco mise il re e la regina ad una tavola molto più adeguata delle altre, e dopo fece sedere tutti gli altri: e finalmente pranzarono tutti insieme in tranquillità. Finito il pomposo pasto e tolte le tavole, Samaritana si alzò in piedi; e rivolgendosi al re e alla regina, disse: “Signore, dal momento che stiamo qui tutti in ozio, qualcuno proponga qualcosa di piacevole da fare.” Tutti si dissero d’accordo, ma nessuno proponeva nulla, allora, vedendo che tutti tacevano, Samaritana disse: “Visto che nessuno propone, se Vostra Maestà me lo permette, farò venire una delle nostre donzelle a intrattenerci con il canto.”
Biancabella -parte quarta-
Ma non sapendo come fare, s’avviò all’acqua, lì vicino, per tuffarvisi, e giunta sulla riva stava già per gettarsi dentro, quando udì una voce stridula che diceva: “Ahimè, non lo fare, non fare il peccato di toglierti la vita che Dio t’ha donato! Conservatela per un avvenire migliore.” Allora Biancabella si sentì arricciare i capelli dalla sorpresa, poiché le sembrava di riconoscere quella voce, e piena di ardore, disse: “Chi sei tu che vai errando per questi luoghi, con questa voce dolce e pia, senza farti vedere?” Rispose la voce: “Io sono tua sorella Samaritana, che hai chiamato fino adesso con tanta insistenza.” A queste parole, Biancabella, con la voce interrotta dai singhiozzi, le disse: “Ah! sorella mia, aiutami ti prego; e se io ho fatto l’errore di non seguire i tuoi consigli, ti chiedo perdono.