Le Origini del Natale -parte prima-

 Il Natale, come tutte le feste cristiane più antiche, ha origini antecedenti alla nascita di Gesù detto il Cristo arrivato in Europa dalla Giudea detta dai Romani Palestina.
Il Natale è da sempre una festa dedicata ai bambini dato che celebra la rinascita annuale del più antico dei bambini: il sole bambino che il giorno del solstizio rinasce per tornare a scaldare la terra e gli esseri umani.
Il termine solstizio viene dal latino e significa “sole fermo” perché in questo giorno la notte e il giorno hanno la stessa durata. Il giorno dopo il solstizio d’inverno le giornate cominciano ad allungarsi e le notti ad accorciarsi, il giorno seguente il solstizio d’estate capita l’esatto contrario: le notti cominciano ad allungarsi a discapito dei giorni.
Gli esseri umani che vissero nel Neolitico realizzarono grandi costruzioni in pietra per osservare il moto di luna e sole e per compre come il loro moto influenzava la vita sulla terra.

La Dea Diana e il Re del Bosco -parte prima-

 In una terra chiamata Europa, in un paese chiamato Italia e in una piccola città chiamata Nemi, c’è ancora un bellissimo bosco di querce e alberi vetusti che crescono rigogliosi attorno ad un piccolo lago, che si racconta essere lo specchio della Dea.
In questo bosco sacro, molto tempo della nascita di Gesù detto il Cristo, veniva celebrata una cerimonia magica che serviva a far tornare sempre rigogliosa la Primavera e fertile la Terra, era il sacro rito delle Nozze Sacre, chiamato Hieros Gamos.
Nel sacro bosco di Nemi, in quel tempo lontano, sorgeva un santuario della splendida e potente Dea Diana, ancora oggi se vi addentrate ne bosco arrivate a dei resti di un antico tempio a lei dedicato. Tutti i boschi erano sacri alla Dea Diana, e tutte le piante e i fiori e gli alberi dei boschi e delle selve e tutti i corsi d’acqua e i laghi e la terra le erano consacrati, e Diana aveva un compagno di nome Silvano.

Il Mito Olimpico della Creazione

 Molto prima della nascita di Gesù e molto prima dell’arrivo del Dio padre come unico dio, in una terra che oggi si chiama Europa, in un paese che oggi si chiama Grecia, degli esseri umani chiamati Apollodoro, Omero e Apollonio Rodio, narravano a bambini, ragazzi e adulti, la storia di come era nato il mondo.
All’inizio di tutte le cose la Madre Terra emerse dal caos e generò suo figlio Urano.
Urano andò a vivere sulle montagne e da lì guardava la Dea e un giorno in lui nacque l’amore, un amore forte e profondo che lo spinse a far piovere e la pioggia da lui prodotta bagnò la Madre Terra e penetrò in lei, anche negli anfratti più remoti. E la pioggia bagnò a lungo la Madre Terra e formò i fiumi, i laghi e gli oceani e tutti i bacini d’acqua, e generò l’erba, gli alberi, i fiori, ma anche gli animali che camminano sulla Terra e quelli che nuotano nei mari e nei fiumi e nei laghi, e gli uccelli che volano nel cielo.

Il Mito Orfico della Creazione

 In un tempo lontano, dopo i Pelasgi, il mito della creazione del mondo fu così raccontato in quella terra che oggi si chiama Europa.
Tanto tempo fa, all’inizio di tutte le cose, esisteva solo la Notte dalle Ali Nere, una bellissima Dea che viveva sola nell’oscurità. La Notte dalle Ali Nere era da prima di tutto, ed è ancora oggi ed è saggia e autorevole che anche Zeus si inchina al suo cospetto e le porta rispetto.
La Notte dalle Ali Nere danzava nell’oscurità e danzava sola, decise allora di sollevare il velo della notte affinché la luce avesse il suo spazio e il giorno accompagnasse la notte.
La Notte dalle Ali Nere danzava e danzava, e nella sua danza gioiosa produsse il Vento, e il Vento si animò nutrito dalla gioia della Dea e la Notte dalle Ali Nere e Vento si innamorarono e si amarono e la Dea depose poi un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità.
Dall’uovo d’argento protetto da Oscurità nacque Eros, che molti conoscono con il nome di Fanete, e si racconta che la nascita di Eros mise in moto l’universo.

Il Mito Pelasgico della Creazione

 In un tempo ormai quasi del tutto dimenticato dalle moltitudini degli esseri umani, in una terra che oggi chiamano Europa, all’inizio di tutto Eurinome, la Dea di Tutte le Cose, emerse nuda dal Caos. Eurinome non trovò nulla attorno a lei, nulla tranne il cielo e l’acqua del mare che erano uniti in un abbraccio infinito. Non trovò nulla su cui poggiare i piedi.
Eurinome, la Dea di Tutte le Cose, fluttuava nuda nell’abbraccio di cielo e mare, fluttuava e fluttuava, ma dopo un po’ di tempo passato così, sospesa nell’unione di cielo e mare, si stancò e decise di creare qualcosa di solido dove poggiare i piedi e divise il mare dal cielo e il mare divenne acqua e il cielo divenne aria ed Eurinome poggiò i piedi sull’acqua e danzò sulle onde del mare.
Danzando in un’estasi di gioia infinita si diresse verso sud e lì incontrò Borea, il Vento del Nord, che si era formato dalla divisione di mare e cielo. Eurinome non lo aveva mai notato prima e fu subito attratta da lui perché era una novità ed era bello e sapeva danzare come solo il vento sa danzare, e decise di iniziare con lui l’opera della creazione.

Pippi Calzelunghe

 Pippi Calzelunghe, in svedese Pippi Langstrump, è un personaggio di un romanzo per bambini della scrittrice svedese Astrid Lindgren, pubblicato nel 1945. Il nome Pippi Calzelunghe fu inventato dalla figlia di dieci anni di Astrid Lindgren che un giorno, costretta al letto da una malattia, chiese alla madre di raccontarle le storie di una bambina di nome Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmynta Efraimsdottir Langstrump. Astrid Lindgren iniziò allora a narrare alla figlia le storie di una bambina di nove anni anticonformista, dalla forza sovrumana capace di sollevare il suo cavallo con una mano sola: Pippi Calzelunghe.

Villa Villacolle
Pippi vive da sola a Villa Villacolle una grande casa colorata di un paesino svedese con il suo cavallo e una scimmietta di nome Signor Nillson. Ha due amici Tommy e Annika, due suoi vicini di casa con i quali vive molte avventure. Pippi si diverte a prendere in giro gli adulti pomposi e sopra le righe, ha una forza sovrumana, è capace di sollevare un cavallo con una mano sola e quando si arrabbia lo fa solo per una giusta causa, per esempio quando qualcuno maltratta gli animali.

Coloro che diedero forma alla Terra un racconto irlandese – parte sesta

 “E’ un pensiero vano, Angus il Giovane”, disse Ogma. “I pesci del Pozzo di Connla sono troppo luminosi per queste acque e i fiori e i frutti degli alberi argentei appassirebbero qui: Dobbiamo attendere e apprendere i segreti della Terra, e lentamente dare forma a questi strani alberi scuri e pescare dei pesci che non sono come quelli che peschiamo nel Pozzo di Connla.
“Sì”, disse Nuada, “ci adatteremo ai nuovi alberi, e sotto i loro rami correranno segugi diversi dal segugio di Failinis e cervi che non hanno corna d’oro. Diventeremo i fabbri e gli artigiani di questo mondo e daremo forma alla strana vita degli abissi modellandola in nuove forme. Daremo forma a delle isole per abitarle, a nord di questa e a ovest e le circonderemo con le tre onde di Mananaun e faremo e rifaremo tutto e daremo nuova forma a tutto, finché non ci sia più nulla di brutto sulla Terra”.

L’Isola Bianca, l’Isola del Destino: l’Irlanda
“Sarà un duro lavoro!” dissero i De Danaan, “resteremo qui e lo faremo, ma Brigit dovrà andare a Moy Mell, a Tir-na-Moe, a Tir-na-nOg e a Tir-fo-Ton e in tutti gli altri mondi perché lei è la fiamma della Vita e del Piacere in ognuno di essi”.

Coloro che diedero forma alla Terra, un racconto irlandese – parte quinta

 Mananaun roteò la Spada ancora una volta e il mare crebbe di nuovo in un’onda verde come crisolite, tra mormorii e dolci suoni, bordata di schiuma viola, blu e bianca. Per la terza volta Mananaun roteò la spada e il mare salì ancora per salutarlo con un onda trasparente come cristallo, intatta, continua, silente come l’alba.
L’onda tornò lentamente al mare e Brigit sollevò il mantello come fosse neve argentea, e i De Danaan videro tutto con chiarezza. Videro che erano su un’isola coperta d’erba verde con alture e forre e dirupi in grandi buche nel terreno, e sentieri tortuosi scavati profondamente nella terra. Videro moltissimi fiori nell’erba, fiori blu, viola, gialli, bianchi e rossi.

Restiamo qui
“Restiamo qui” dissero i De Danaan “e diamo forma a cose belle per compiacere la Terra”.

Coloro che diedero forma alla Terra, un racconto irlandese – parte quarta

 Brigit buttò giù il mantello e quando il mantello toccò la Terra, si allargò come una fiamma argentea sullo spazio che Midyir aveva aperto con la lancia e continuò ad allargarsi e i mostri si ritiravano dalla fiamma argentea e restavano ai margini. Il mantello si sarebbe esteso fino a ricoprire tutta la Terra se Angus, il più giovane dei De Danaan, avesse avuto la pazienza di aspettare, invece Angus saltò giù proprio sul mantello. La fiamma argentea allora si trasformò in una nebbia d’argento tutto intorno a lui.
Angus iniziò a correre ridendo nella nebbia e invitò gli altri a seguirlo, e loro lo seguirono attratti dalle sue risa e la nebbia argentea li avvolse ed in essa tutti videro loro stessi come in un sogno, cambiati e fantastici e risero.

Dammi ora un dono adatto alla Terra
Il Dagda infilò entrambe le mani nel Calderone dell’Abbondanza e disse: “O Calderone, tu che dai a ciascuno ciò di cui ha bisogno, dammi ora un dono adatto alla Terra”. Protese le mani colme di un fuoco verde e lo lanciò in tutte le direzioni come un contadino lancia i semi nel campo arato.

Fiabe cinesi: i due fratelli

 Molto tempo fa, in un piccolo paese abitavano due fratelli che erano molto diversi tra loro. Il piu’ grande, Noa, era conosciuto per essere antipatico e scontroso. Hua, invece, era un giovane cortese e onesto. Dopo la morte dei genitori, Noa aveva iniziato ad occuparsi dell’azienda di famiglia ma in poco tempo, a causa di un’amministrazione avventata, arrivo’ alla bancarotta. Visto che era disonesto, aveva fatto in modo di tenere per se’ parte della fortuna del padre senza dare niente al fratello. Hua, infatti, che aveva una grande famiglia con 10 figli e figlie, era rimasto senza denaro e viveva in miseria. Un giorno, Hua ando’ a casa di suo fratello per chiedere un po’ di riso.