Pippi gioca a prendersi con la polizia -4-

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I poliziotti erano già rimasti con un palmo di naso quando Pippi si era tuuffata; figuratevi poi come rimasero quando, dopo aver rifatto il cammino percorso, sempre bilanciandosi penosamente sulla cresta del tetto, si accorsero che la scala era scomparsa! Divennero furibondi, e urlarono a Pippi, la quale stava da basso e li guardava, che si decidesse immediatamente a rimettere la scala, altrimenti ne avrebbe viste di peggio.
“Ma perché i arrabbiate così?” chiese Pippi in tono di rimprovero. “Stiamo giocando a prenderci, no? Siamo amici!”
I poliziotti confabularono per un istante tra loro, e infine uno disse, piuttosto imbarazzato: “Senti un po’, vorresti essere tanto cortese da rimetterci la scala, che si possa scendere?”
“Ma certo!” rispose Pippi, e subito la rimise.
“Così poi ci beviamo il caffè tutti in compagnia, e che la spassiamo ancora un po’ insieme”.
Vedete però quanto erano subdoli quei poliziotti: appena arrivati a terra, si precipitarono addosso a Pippi, gridando: “E adesso a noi, peste di bambina!”
Ma Pippi alora: “Mi sono davvero stancata di giocare con voi, anche se prima era divertente, devo ammetterlo”.
Nel dir così aveva afferrato i due poliziotti per il cinturone e, sgambettanti, li trasportò lungo il viale del giardino e oltre il cancello fino in strada. Qui li depositò a terra, e ci volle parecchio prima che riuscissero a muoversi.
“Un momento!” gridò Pippi. E scappò in cucina. Quando ritornò aveva in mano un paio di biscotti pepati a forma di cuore.
“Mi fate il piacere di assaggiarli?” chiese. “Spero non vi importi se sono un po’ bruciati”.
Poi ritornò da Tommy e Annika, che avevano assistito a tutta la scena con gli occhi sbarrati.
I poliziotti tornarono in città più in fretta che poterono, e comunicarono a tutte le comari di aver trovato Pippi non ancora matura per una Casa del Bambino.
Naturalmente non accennarono al tetto. Così le comari conclusero che forse era davvero meglio lasciare che Pippi continuasse ad abitare a Villa Vilacolle; che se poi avesse sentito il desideri o di andare a scuola, si sarebbe decisa spontaneamente.
Pippi, Tommy e Annika passarono un pomeriggio davvero divertente; ripresero come prima cosa a bere il caffè. Pippi ingoiò quattordici biscotti, e infine sentenziò: “No, quelli non erano il tipo di poliziotti che piace a me. Troppi, troppi discorsi sugli asili, sulle mortificazioni (alludeva alle moltiplicazioni) e su lisbona”.
Dopo di che sollevò il cavallo, depositandolo in giardino, per montarlo n tre: Dapprima Annika aveva paura e non voleva, ma quando vide quanto si divertivano Tommy e Pippi, si lasciò sistemare in groppa tra gli altri due. E il cavallo trottò pesantemente tutt’intorno al giardino, e Pippi cantò:
“Arrivano i nostri a cavallo d’un caval!”
Tommy e Annika si erano appena infilati sotto le coperte, quella sera, quando Tommy disse: “Annika, non ti sembra bello che Pippi si sia trasferita qui?”
“Eh, sì!” mormorò Annika.
“Sai, non riesco nemmeno a ricordarmi a che cosa giocavamo prima che lai venisse. E tu?”
“Ma sì, a croquet, e cose simili” rispose Annika; “ma tutto è tanto più divertente, con Pippi. E coi cavalli, e il reto”. FINE
Fonte: Pippi Calzelunghe di Astrid lindgren

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