Notizie Portate dal Mare -5-

 Le giovani e i giovani salivano insieme, a gruppi, lanciandosi occhiate e scambiandosi perloppiù sciocchezze imbarazzate, ridacchiando. Dopo la cena avrebbero ridacchiato di meno e forse qualcuna si sarebbe appartata con qualcuno, forse ci si sarebbe discretamente scambiato qualche regalo, ma era ancora tutto da vedersi, e l’attesa era elettrizzante.
Le anziane e gli anziani aspettavano al villaggio insieme alla Madre, e i capi-barca si recarono subito a salutarli e a dar loro brevemente conto della spedizione di pesca, di cui poi si sarebbe parlato, per giorni e giorni.

Notizie Portate dal Mare -4-

 La pesca era stata abbondante, e i grandi cesti furono portati a terra con l’aiuto di molte mani, nell’incrociarsi dei saluti. Dignitosi e sorridenti quelli dei maschi adulti, sornioni e studiatamente distaccati quelli dei giovani che si davano arie da veterani, schiamazzanti quelli dei giovanissimi alle prime esperienze di pesca che urlavano i dettagli dei loro personali risultati prima ancora di mettere piede a terra.
Con tutte quelle braccia a disposizione il pescato fu scaricato, le barche tirate a secco e gli attrezzi sistemati in poco più di un’ora, in mezzo alle grida e alle risate dei più giovani.

Notizie Portate dal Mare -3-

 Era fiero di essere stato il primo a vedere le vele, nonostante il riverbero del sole sull’acqua, e a dare l’annuncio che si propagò nel villaggio in un lampo, provocando uno scoppio di allegria e loquacità incontenibile. La notizia arrivò fino alla capanna della Madre e riscosse le due donne che si stavano silenziosamente riprendendo dalla conversazione con Marija, misurandosi con le semplici e pesanti parole di quella.
“Stanno arrivando, stasera il villaggio sarà al completo” disse Irani tirandosi a sedere e riavviandosi i capelli. “Sì, sento che ci sono tutti. E portano notizie.”

Notizie Portate dal Mare -2-

 Caso strano, dopo il pranzo i due si erano fermati in casa. Kulìa ne approfittò per farsi aiutare a sbrigare piccole faccende e i due si diedero da fare con garbo. In realtà Hussa si domandava dove fosse la madre e come mai Kulìa si occupava del pranzo come se lo avesse sempre fatto. Era curioso, ma non era nel suo stile fare domande, e così non si allontanava nella speranza che Kulìa parlasse senza essere sollecitata. Ma quella, conoscendo il fratello, non faceva parola. Col cagnetto alle calcagnasi sporse dalla porta per la seconda volta, guardando il mare. Ancora niente. Eppure aveva calcolato che nel giro di due giorni al massimo le barche sarebbero tornate.

Notizie Portate dal Mare -1-

 “Quel cane dovrebbe avere un nome.”
“Ce l’ha un nome.”
Le conversazioni tra Kulìa e Hussa spesso si svolgevano così, senza preamboli di sorta.
“Ah, davvero, e qual’é?”
“Capo, si chiama Capo. Non è così, piccolo?”
Hussa grattava la pancia al cagnolino nero, che piccolo lo era davvero.

Ogni cosa estremamente semplice

Wakan-Tanka ha creato ogni cosa estremamente semplice. La nostra vita è molto semplice, facciamo quello che vogliamo. L’unica legge a cui obbediamo è la Legge della natura, la Legge naturale,

Il Bello del Villaggio -6-

 “Dunque stai parlando con altre donne”. Più che una domanda fu un’affermazione. Irani era stesa su un morbido giaciglio con la gatta accoccolata su un fianco. Una voce esitante chiamò: “Madre?” dalla soglia. Era Kulìa, ele sue due madri si voltarono all’unisono. “Tesoro, sto un po’ con la nonna. Dimmi, hai bisogno di me?” Irani fu gentile ma non sembrava intenzionata a muoversi. Kulìa doveva chiederle una serie di cose, come al solito, ma si tratenne.
“Hussa è a pesca col cane. La piccola è con altre bambine a giocare davanti a casa. Io vado a raccogliere rami di salicella al ruscello. E’ il momento giusto e Kalat mi insegnerà a intrecciare i cesti. Vorrei lavorare coi cestai alla Grande Casa.
“Va’, tesoro. E datti il tempo di imparare, non pensare di fare cesti belli subito”, le disse Irani.

Il Bello del Villaggio -5-

 “La festa. Siamo in ritardo.”
“Mmh.”
“Mancano pochi giorni, ci sono un mucchio di faccende da sbrigare e mi pare che siamo tutti impigriti. Non faremo mai in tempo.”
“E’ sempre così, ogni volta, Irani. Poi si risolve sempre.”
“Stavolta è diverso, Madre. E tu lo sai meglio di chiunque altro.
“Sì, è diverso, Irani. Ma non peggiore.”
“Come? Siamo turbate per le parole di quella donna, le regole su cui basiamo la nostra vitapotrebbero essere non sufficienti ad evitare lo svolgersi non buono dell’intera esistenza, potremmo finire alla rovescia anche noi e…” “E…?” “E ti vorresti che venissi proposta come nuova Madre, con tutto questo sconvolgimento dei nostri cuori e delle nostre menti, e io non sono pronta, non sono affatto pronta.” Ecco, la questione spinosa era venuta fuori. Adesso si poteva parlare davvero.

Il Bello del Villaggio -4-

 “La nonna parlerà ancora?”
“Non lo so, aspetta che sia lei a fartelo sapere, non insistere. Va bene?”
Kulìa fece un cenno d’assenso. Non era granché convinta, come non lo era sua madre. Entrambe si stavano ponendo domande sul futuro, e così tutte le donne adulte del villaggio. Al ritorno dei maschi anche quelli ne sarebbero stati contagiati. E tutto alle soglie della festa d’estate… pensò Irani.
Cosa c’era nei loro cuori? Cosa avrebbero chiesto alla Dea? Di continuare a vegliare sul buon andamento di tutte le cose o piuttosto di proteggerli da quello cosa mai?- che avrebbe potuto andare malamente nelle loro vite? Scosse la testa agitando i lunghi capelli.

Il Bello del Villaggio -3-

 Al mattino Irani interrogò la sua figlia maggiore. “Cosa ti ha detto la nonna, Kulìa? Le hai poi fatto le tue domande? “ Come al solito era vicino al fuoco, le sue mani volavano impastando, versando, preparando cibi. Kulìa si rigirava i ciottoli tra le mani, indolente.
“Sì, mamma. Mi ha detto che possiamo ascoltare le nostre antenate e che possiamo essere ascoltate da quelle che verranno dopo di noi. Ciascuna è antenata di qualcuna.”
“Certo che è così. Di made in figlia possiamo risalire a tempi molto antichi e alla sapienza di chi ci ha preceduto.”
“Sì, mamma, ma la nonna ha parlato di una donna che vive – vivrà? – molto dopo di noi, non molto prima. Noi siamo il suo ‘molto prima’.