Il Bello del Villaggio -3-

di Redazione Commenta

Al mattino Irani interrogò la sua figlia maggiore. “Cosa ti ha detto la nonna, Kulìa? Le hai poi fatto le tue domande? “ Come al solito era vicino al fuoco, le sue mani volavano impastando, versando, preparando cibi. Kulìa si rigirava i ciottoli tra le mani, indolente.
“Sì, mamma. Mi ha detto che possiamo ascoltare le nostre antenate e che possiamo essere ascoltate da quelle che verranno dopo di noi. Ciascuna è antenata di qualcuna.”
“Certo che è così. Di made in figlia possiamo risalire a tempi molto antichi e alla sapienza di chi ci ha preceduto.”
“Sì, mamma, ma la nonna ha parlato di una donna che vive – vivrà? – molto dopo di noi, non molto prima. Noi siamo il suo ‘molto prima’. Quella donna può vedere il buono e il non buono che noi, adesso, stiamo scegliendo, e sa che noi, o gente che verrà dopo di noi, faremo scelte sbagliate. Questo vuol dire, mamma, che noi possiamo evitarlo? E se lo evitassimo non cambierebbe forse il suo ‘dopo’? Ma com’è possibile se è già successo?” A quel punto del ragionamento Kulìa si impuntava sempre, era un giorno intero che si impuntava.
Irani era perplessa. Allora era di questo che si trattava? Come deviare il corso di un fiume? E la madre ne parlava con una ragazzina?
“La nonna esattamente cosa ti ha detto, tesoro? Cerca di essere precisa.” Era una rimprovero? “Mi ha detto che ha bisogno di pensarci molto, e con calma.”
“E allora non tormentarti, piccola. Abbi pazienza: Quello che dice quella donna va interpretato in maniera corretta. Può essere un monito, può essere un messaggio, può essere una sua visione di ciò che verrà ancora dopo di lei. In ogni caso è tutto molto lontano da noi. Forse troppo lontano e non vale nemmeno la pena di starci a pensare. Capisci, Kulìa? Il modo migliore per affrontare la cosa è mandare avanti la nostra solita vita badando a che tutto vada per il meglio. Molla quelle pietre e avvia la giornata, piccola mia.”
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani

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