Tradizioni italiane: a Bergamo Santa Lucia porta i regali al posto di Babbo Natale

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C’è una città in Italia dove Babbo Natale non porta i doni ai bambini: niente paura, nessuno resta senza… a pensarci è invece Santa Lucia, che il 13 dicembre, in anticipo rispetto a tutte le altre città italiane, passa di casa in casa col suo carretto e l’asinello e porta doni e dolci ai bambini.
A Bergamo il culto di Santa Lucia risale a molto lontano, nel 1337: D. Calvi scrive che fu posta presso le mura fuori della cinta della città verso Broseta, la prima pietra della chiesa e del convento che venne denominato con il nome di S. Lucia Vecchia, perché le monache che qui abitavano nel 1586 si trasferirono nel convento di S. Agata in Prato, nel luogo ove sorge ora il palazzo Frizzoni.
Prima della soppressione, avvenuta verso la fine del diciottesimo secolo, si celebrava la festa con grande solennità il 13 dicembre di ogni anno, e vi si teneva una fiera di cui è rimasta una labile immagine, in quella che si tiene in particolari circostanze vicino alla chiesa dello Spasimo, dove normalmente si celebra la festa di S. Lucia.

Santa Lucia
È una delle più belle tradizioni della Bergamasca: nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, la Santa si incarichi di distribuire doni ai fanciulli.
Un secolo fa A. Tiraboschi così scriveva: “Chi di noi non ricorda con piacere quel tempo in cui alla sera della vigilia del giorno di Santa Lucia eravamo condotti dai nostri parenti a vedere quelle due lunghe grandi fila di banchette ricoperte di dolci, di mille maniere, e fra sacchi ricolmi di noci e di castagne affumicate?… Mi reco a passeggiare tra quei banchetti che, coi loro vari paramenti e con i loro tendoni illuminati di sotto producono un bellissimo effetto: mi fermo davanti a quei sacchi di noci e dì castagne, in mezzo ai quali è conficcata una candela, e mi diverto a sentire i vari inviti che dai venditori si indirizzano ai presenti: “I e ché i bei biligòcc de la Alota” (Eccoli qui i saporiti “vecchioni” di Vallalta).

La filastrocca di Santa Lucia
Ancora oggi i bambini bergamaschi si coricano presto la sera della vigilia sognando i doni che loro porterà S.Lucia e si addormentano canterellando: “Santa Löséa Mama méa / Co’ la borsa del papà / Santa Löséa la rierà” (Santa Lucia mamma mia / con la borsa del papà / santa Lucia verrà), o ancora quella meno smaliziata:

Santa Löséa, mama méa
met ü regal in da scarpa méa
se la mama no ‘la met
Al resta ot ol me scarpet
“.

Santa Lucia, mamma mia,
metti un regalo nella mia scarpa,
se la mamma non lo mette,
restan vuote le mie scarpette.

La tradizione
Ai bimbi la leggenda popolare ha colorito di poesia, la notte di S.Lucia; la Santa scende con un asinello a distribuire i doni ai bimbi buoni. Bisogna far trovare sotto la cappa del camino, da cui discende, della paglia per nutrire l’asinello, e poi chiudere presto gli occhi curiosi al sonno, perché la Santa non vuol farsi scorgere.
Alcuni dicono che ai bimbi disubbidienti, ancora svegli per cercare di vederla, S.Lucia getta cenere negli occhi e passa oltre senza lasciare doni. La notte del 12 dicembre vi è ancora l’usanza di appendere da parte dei bambini, alle finestre dei mazzetti di carote per ingolosire l’asinello di S. Lucia, ed invogliarla a lasciare più doni ai bambini. Altro uso antico era mettere fuori dalla finestra uno zoccolo di legno chiuso davanti con dentro un po’ di crusca per l’asinello ed un bicchiere di legno pieno d’acqua per dissetare Santa Lucia. Accanto a tutto ciò veniva posto un lumino acceso per illuminare la finestra per indicare la presenza di bambini.

Cosa portava Santa Lucia
La mattina, si apriva la finestra e si trovava ben poco: pastefrolle, caldarroste, carrube, castagne bollite, noci, nocciole, arachidi, cachi, mandarini, fichi secchi e croccanti fatti in casa con nocciole, acqua e zucchero, sandaletti, scarpe, oppure maglioni e calze pesanti di lana necessarie per l’inverno.
I regali per le bambine erano di solito bambole in legno o in pezza fatte dalla nonna; i bambini trovavano giocattoli di legno (cavallini, carriole, trenini, fucili), biglie e fionde. Nel periodo fascista, il capo del governo Mussolini faceva giungere a nome di Santa Lucia dei pacchi dono con abiti, zoccoli e caramelle.

Le letterine alla santa
Vi è pure la tradizione che il 13 dicembre sia posto un cesto per la raccolta delle letterine, ai piedi della Santa nella chiesa di via XX settembre, chiamata ufficialmente dello “Spasimo”, per la statua lignea dell’Addolorata.
Si scrive la lettera e la si porta direttamente all’indirizzo terrestre della Santa.
Molti piccoli con la crisi attuale hanno pensato bene di dare una mano alla Santa aggiungendo nella busta insieme alla letterina, i loro risparmi. Per lo più sono lettere pratiche che vanno al sodo, che raramente si ricordano di dire “per favore”, altre sono gentili e piene di promesse. Qualcuno con spirito materiale indica il proprio numero di telefono, e conclude “Gradirei che tutti i bambini, fossero felici e contenti“.

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