Bimbi epilettici: a scuola 6 insegnanti su 10 non sanno come intervenire

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Epilessia, questa sconosciuta. Il 99,7% degli insegnanti italiani dice di conoscerla ma, di fatto, 6 su 10 ammettono di ritenersi poco o per nulla in grado di intervenire in modo corretto. Il 58% interverrebbe nel modo sbagliato e quasi il 70%, in caso di attacco epilettico in classe, chiamerebbe l’ambulanza. E’ quanto emerge dall’indagine promossa dalla Lega italiana contro l’epilessia (Lice) e condotta dalla Doxa su 600 insegnanti di scuole primarie e secondarie inferiori, in occasione della nona Giornata nazionale per l’epilessia in programma il 2 maggio.

EPILESSIA
La quasi totalità degli insegnanti italiani intervistati conosce quindi questa malattia neurologica che in Italia colpisce quasi una persona su 100, con 30.000 nuovi casi l’anno. Il 75% la conosce per esperienza diretta (personale, familiare, amici e conoscenti); mentre il 44% ha avuto o ha in classe alunni con epilessia. Nonostante questa significativa ‘familiarità’ però – riferisce in una nota la Lice – le conoscenze specifiche sono molto carenti. L’epilessia è considerata una malattia più rara di quanto lo sia in realtà, su base fondamentalmente ereditaria e non guaribile per circa il 60% del campione testato. Un dato positivo è che invece l’85,3% non la ritiene una patologia mentale.

IN CASO DI CRISI EPILETTICA
I dati raccolti hanno fatto emergere numerosi aspetti critici. Allarmante ad esempio – sottolinea la Lice – la scarsissima conoscenza del modo più adeguato per intervenire in caso di crisi epilettica: il 64% degli insegnanti ha dichiarato infatti di ritenersi poco o per nulla in grado di intervenire in modo corretto; il 58% degli intervistati si comporterebbe in uno dei modi assolutamente sconsigliati, per esempio inserendo qualcosa in bocca o tenendo fermo il bambino. In realtà interventi di questo tipo potrebbero provocare lussazioni mandibolari, fratture dentarie e dolori muscolari intensi. Quasi il 70% ha dichiarato che, in caso di attacco epilettico in classe, chiamerebbe l’ambulanza, intervento da riservare soltanto a casi molto particolari.

ASSISTENZA AI BAMBINI EPILETTICI
Un altro dato abbastanza preoccupante che emerge da questa indagine è la segnalazione, da parte della maggioranza degli insegnanti intervistati, che ai bambini epilettici non può essere assicurata la giusta assistenza in orario scolastico: il 67% dichiara infatti di avere difficoltà nel somministrare farmaci antiepilettici durante la permanenza del bambino a scuola.
Secondo Oriano Mecarelli, consigliere della Lice e responsabile di uno dei Centri per l’epilessia del dipartimento di Scienze Neurologiche dell’università Sapienza di Roma, “dall’indagine emerge la necessità di un intervento formativo urgente nei confronti degli insegnanti, che permetta una maggiore conoscenza delle caratteristiche della patologia e di cosa fare in caso di emergenze in classe“.

EPILESSIA E RENDIMENTO SCOLASTICO
L’indagine ha anche messo in luce come gli insegnanti abbiano una visione sbagliata di quanto questa patologia incida sul rendimento del bambino fra i banchi: più del 40% ritiene che un bambino con epilessia abbia la necessità di un sostegno scolastico, mentre un insegnante su quattro ritiene che l’epilessia possa causare disturbi mentali e/o del comportamento. A questo proposito Ettore Beghi, presidente della Lice, segnala che “se è vero che talvolta l’epilessia si manifesta nel bambino in forme gravi, per fortuna rare, che comportano rilevanti deficit intellettivi e disturbi comportamentali, è altrettanto vero che il bambino può essere affetto da forme di epilessia assolutamente benigne, compatibili con un rendimento scolastico del tutto adeguato“.

QUANDO INIZIA L’EPILESSIA
Questa indagine nelle scuole – spiega Giuseppe Capovilla, segretario della Lice – ha l’obiettivo di definire un quadro più preciso della situazione per poi richiamare l’attenzione di tutti gli operatori del settore sui problemi che interessano la fascia di popolazione in cui si ha un picco di incidenza della patologia: nei tre quarti dei casi l’esordio dell’epilessia avviene prima dei 20 anni, in particolare nei bambini e negli adolescenti“.
Il messaggio fondamentale che la Lice vuole trasmettere in occasione di questa Giornata – aggiunge Capovilla – è che il bambino colpito da epilessia non è assolutamente un diverso e non deve essere considerato tale“.

Eppure quasi il 65% degli insegnanti è dell’opinione che l’epilessia ponga importanti limitazioni alla guida degli autoveicoli; il 40% ritiene che la patologia limiti l’attività lavorativa in generale; il 33% che l’epilessia ostacoli l’attività sportiva (e sono ritenuti non praticabili non solo sport di contatto come il pugilato ma anche il nuoto, lo sci, il ciclismo). A livello sociale, un insegnante su tre ritiene che l’epilessia possa rappresentare un impedimento al matrimonio e uno su quattro invece la reputa un serio ostacolo alla procreazione.

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