La nascita di Atena -parte seconda-

 Atena fu istruita nelle arti magiche e spirituali nella terra di Libia, nella regione del lago Tritonide, dalle sacerdotesse della Dea Madre, e fu istruita anche nell’arte del combattimento, nelle arti marziali, come era consuetudine allora, perché solo combattendo contro un’altra candidata avrebbe potuto diventare la guida spirituale e terrena del suo popolo.
Atena si allenava ogni giorno e con passione, e tante erano le sue compagne di addestramento, tante amiche e compagne con le quali studiava e si allenava, ma solo una tra tutte era la sua amica prediletta, l’amica con la quale condivideva tutto, non solo l’addestramento ma anche i suoi sentimenti segreti, Pallade, la sua amica del cuore.
Atena ancora fanciulla, durante un combattimento di allenamento, troppo coinvolta e presa dalla furia della competizione, uccise una sua amica Pallade.

La nascita di Atena -parte prima-

 Gli Elleni e i loro eredi culturali ci raccontano che Atena nacque dalla testa di Zeus dopo che il Dio si unì alla Titanessa Meti. Atena, ci raccontano gli eredi culturali degli Elleni, non fu generata da Meti perché Zeus temeva che se fosse nato un figlio maschio, questi lo avrebbe stronizzato, esiliato o addirittura ucciso! Zeus inghiottì allora la Titanessa Meti e dopo il giusto tempo, necessario al parto, il Dio fu colto da un forte mal di testa. Zeus chiese ad Efesto, o a Prometeo dicono alcuni, di incidergli la testa con un’ascia. Efesto lo fece, ed appena si aprì una ferita nella testa di Zeus ne uscì la Dea Atena urlante e armata di tutto punto. Questa è la storia che raccontano gli Elleni e i loro eredi culturali, ma i Pelasgi, che vissero molti anni prima degli Elleni, ci raccontano un’altra storia.
I Pelasgi ci raccontano che la Dea Atena nacque in Libia, nel territorio del lago Tritonide, e che molti la conoscevano col nome di Neith.

Il Lupo Mannaro -parte terza-

 Dei lupi mannari si parla nell’antica Grecia del quinto secolo avanti l’Era Corrente, ce ne parla lo storico greco Erodoto, che ci racconta di come alcuni esseri umani si trasformavano in lupi in determinate notti dell’anno. E dei lupi mannari si parla anche nell’antica Roma, nel primo secolo dell’Era Corrente, quando Plinio ci racconta di alcune famiglie che si trasformavano in lupi.
Dei lupi mannari si parla in tutta Europa, dal nord al sud e in differenti epoche storiche.
Lo studioso italiano Carlo Ginzburg ci racconta dei “Beneandanti” del Friuli che si trasformavano in lupi e anche in altri animali, in determinata notti dell’anno, e di preferenza il giovedì, per combattere contro gli spiriti malvagi.
Tutte le persone che si trasformavano in lupi mannari o in altri animali mannari avevano una caratteristica comune: erano nati con la camicia.
Si dice che tutte le persone nate con la camicia abbiano particolari poteri magici e sciamanici e possono viaggiare facilmente tra i mondi e trasformarsi in animali per combattere gli spiriti malvagi.

Il Lupo Mannaro -parte seconda-

 Nel 1560, in un trattato di Caspar Peucer, si legge che, nel territorio del Baltico c’erano degli esseri umani che si trasformavano in lupi nei dodici giorni di Natale (da Natale a La Befana) per combattere gli spiriti malvagi e che quello era anche il periodo in cui i morti senza pace tornavano nel mondo dei vivi.
Molti trattati del tempo parlano dei lupi mannari ed alcuni di essi riportano che la trasformazione da essere umano a lupo era preceduta da un profondo stato di trance.
Ma i racconti e le testimonianze sui lupi mannari non si trovano solo nella regione del Baltico o in Russia, o in Romania, o in Ungheria, come potrebbe sembrare a causa delle testimonianze più recenti. Se ci si spinge a cercare molto più indietro nel tempo si trovano storie che ci raccontano dei guerrieri lupo della tradizione norrena che erano conosciuti col nome di Ulfedhnar. Gli ulfedhnar erano guerrieri molto coraggiosi che combattevano come lupi, con lo stile di combattimento dei lupi, e si dice che a volte, nella furia della battaglia si trasformavano in veri e propri lupi mannari.

Il Lupo Mannaro -parte prima-

 Nel 1662, un uomo di nome Thiess che viveva in Livonia, un tempo una regione della Russia del Baltico oggi divisa tra Estonia e Latvia, in un interrogatorio dell’Inquisizione disse di essere un lupo mannaro. Thiess dichiarò che per tre notti all’anno si trasformava in lupo: la notte di Santa Lucia, che nel calendario Gregoriano corrispondeva al periodo del Solstizio d’Inverno; la notte di San Giovanni che è il Solstizio d’Estate e la notte di Pentecoste, celebrata sette settimane dopo la Domenica di Pasqua che anticamente coincideva con la festa della mietitura e dei primi frutti.
Thiess disse all’inquisitore che in quelle specifiche notti tutti i lupi mannari di Livonia combattevano contro gli spiriti malvagi e raccontò che, per combattere, i lupi mannari usavano fruste di ferro e gli spiriti malvagi usavano rami di ginestra legati a forma di coda di cavallo.
I lupi mannari, raccontò Thiess, combattevano per difendere la fertilità e la produttività dei campi e della terra perchè gli spiriti malvagi avevano rubato i germogli di grano e i lupi mannari dovevano recuperare quei germogli di grano per salvare la comunità dalla carestia.

Origini del Presepe

 Le origini del presepe risalgono alle tradizioni dei culti politeisti di epoca pre-cristiana dell’Europa, dall’usanza dei popoli etruschi, romani e latini di tenere in casa le statuette degli antenati defunti chiamati Lari Familiari (Lares Familiares), disposti in processione o in composizioni di fantasia in un recinto, i Lari Familiari erano gli antenati defunti che proteggevano il benessere della famiglia.
Gli antenati erano rappresentati da statuette antropomorfe di terracotta o di cera, i Lari Familiari, ed erano onorati il 20 dicembre in una serie di celebrazioni dedicate alla famiglia chiamate “Sigillaria”, facenti parte dei Saturnalia. Durante le celebrazioni di “Sigillaria” quando si inserivano in casa le nuove statuette, chiamate “sigillum”, rappresentanti gli antenati defunti, i nuovi defunti della famiglia. Il giorno seguente la celebrazione dei “Sigillaria” in componenti della famiglia si scambiavano dei doni e i bambini trovavano cibo e doni davanti alle statuette.
Dopo la cristianizzazione del mondo romano politeista, iniziata con la conversione dell’imperatore Costantino, le feste politeiste vennero lentamente assimilate del nuovo culto cristiano e fatte coincidere con le date importanti del culto del Cristo di derivazione giudaica.
Il cristianesimo nel corso del tempo cercò, e ancora cerca oggi di fare, di cancellare la memoria delle origini delle feste che aveva assimilato per annientarne la memoria pagana.

La Befana madre primigenia -parte seconda-

 La Befana è descritta come una vecchia signora che cavalca una scopa volando avvolta in uno scialle nero vecchio e logoro e porta un sacco pieno di doni, di solito dolci, per i bambini.
La Befana era la Dea legata allo spirito della foresta, della terra e del passaggio del tempo, ed è spesso associata alla figura della Dea Ecate. Nell’antica Grecia era però la Dea nel suo aspetto di Hera che portava dei doni alla fine del vecchio anno e all’inizio del nuovo. A Roma anche Diana è associata alla Befana perché si racconta che volava sui campi per renderli fertili.
La Dea Madre porta abbondanza e rende fertili i campi, gli animali e gli esseri umani e dona i nuovi semi da piantare in futuro quando assume il suo aspetto di crona, di anziana, ormai non più fertile lascia gli ultimi doni prima di morire per rinascere di nuovo giovane e vigorosa nel nuovo anno. La morte simbolica della Befana è rappresentata ancora oggi bruciando un pupazzo di legna secca dalla forma di una vecchia signora con una scopa.

La Befana Madre Primigenia -parte prima-

 Non vi racconterò la storia della Befana nella tradizione cristiana che potete trovare ovunque, specie nel periodo delle feste, vi racconterò invece delle origini della festa della Befana, delle origini più antiche ma non ancora del tutto dimenticate…
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!

La festa della Befana celebrata la notte tra il cinque e il sei di gennaio non ha origini cristiane, come accade per quasi tutte le feste celebrate anche in ambito religioso in Italia e nell’Europa.
La Befana è una festa antichissima che si evolve dalle usanze delle popolazioni matrilineari dell’Europa antecedenti alle invasioni delle popolazioni patriarcali indoeuropee.

La Dea Diana e il Re del Bosco -parte seconda-

 Diana era anche la Signora della Luna e proteggeva le fattorie e la semina con la forza delle fasi lunari e garantiva un raccolto sano e abbondante ed era la protettrice delle partorienti sia umane che animali, e anche sotto questo aspetto assicurava fertilità e nutrimento alla Terra e agli esseri umani e agli animali tutti.
Nel sacro bosco di Nemi il compagno della Dea Diana non veniva chiamato Silvano, ma Viribio ed aveva il titolo di Re del Sacro Bosco di Nemi.
Diana e Viribio si univano ogni anno in un nodo d’amore nel sacro bosco di Nemi, dopo essersi corteggiati a lungo in quei luoghi selvaggi, e si univano nell’estasi d’amore non al riparo delle mura del santuario della Dea, ma tra gli alberi, in una radura del bosco illuminata dalla luna piena.
L’unione di Diana e di Viribio avveniva in un giorno preciso dell’anno, quando il sole tornava a scaldare la terra, e le notti erano più tiepide e annunciavano l’arrivo dell’estate.

Le Origini del Natale -parte seconda-

 Il Natale è oggi la festa più amata dai bambini in tutto il mondo perché in questo periodo ricevono molti doni e possono divertirsi in famiglia in lunghi giorni di festa e mangiare tutti i dolci che vogliono. Oggi i doni che ricevono i bambini li porta “Babbo Natale”, ma anticamente i bambini conoscevano altre storie riguardo a chi portava loro i doni. Nell’antica Roma, per esempio, i doni natalizi erano portati ai bambini dai Lares Familiares in occasione delle feste di Sigillaria che si svolgevano nell’ambito dei Saturnalia.
Il 25 dicembre del 274 in una festa chiamata “Dies Natalis Sol Invictus” (Giorno della nascita del Sole Invitto), l’imperatore Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus riunendo in uno tutti i culti solstiziali e assimilando i Saturnalia alla nuova festa.

Sol Invictus
Costantino era devoto al Sol Invictus ed essendo anche il Pontefice Massimo di Roma oltre che imperatore, con un decreto del 7 marzo del 321, stabilì che il primo giorno della settimana fosse il giorno del sole e che quel particolare giorno doveva essere dedicato al riposo.