Villocentesi, in cosa consiste?

La villocentesi è un esame che può essere effettuato nel corso della gravidanza, tra l’undicesima e la dodicesima settimana, e che consiste nel prelievo per via transaddominale dei villi coriali, che costituiscono la parte embrionale della placenta. Si tratta di un esame opzionale, che può essere richiesto dalla gestante per individuare la presenza di anomalie e riarrangiamenti cromosomici del feto, escludendo quindi molte malattie importanti come la talassemia o la fibrosi cistica. Nonostante la sua grande importanza, si tratta comunque di un esame molto invasivo: vediamo concretamente come viene eseguito.

Citomegalovirus, cos’è e come si trasmette

Il Citomegalovirus (CMV) è un virus molto diffuso, specie-specifico che colpisce solo gli umani, della stessa famiglia dell’herpes labiale e genitale, della varicella e della mononucleosi. Fa parte della specie Herpes Herpevirus 5 (HHV-5).

Colpisce tra il 60% e il 90% della popolazione e si trasmette facilmente attraverso il contatto diretto con sangue, urina, saliva, fluidi genitali, latte materno e operazioni di trapianto di organi.

Analisi in gravidanza, il rubeo test

Il Rubeo Test è uno degli esami clinici fra i più importanti da effettuare quando si è in stato di gravidanza. Questa analisi permette di rilevare se il soggetto in questione è positivo o negativo al Rubeovirus, responsabile della rosolia.

La rosolia è una malattia esantematica a percorso benigno e autolimitante, che arriva cioè a completa guarigione senza bisogno di terapie specifiche.

Diabete gestazionale, cos’è e quali rischi comporta

Il diabete gestazionale colpisce solamente donne in stato di gravidanza ed è più frequente in gestanti con obesità pregressa alla gravidanza, mentre è raro in gravide con età inferiore ai 25 anni.

Il diabete gestazionale si verifica quando il pancreas non produce una quantità di insulina sufficiente perché il glucosio possa essere estratto dal sangue, dove invece si accumula portando appunto alla patologia di diabete o di glicemia elevata.

Gravidanza e prevenzione dell’aborto: arrivano gli antibiotici pre-amniocentesi

 Antibiotici ‘salva bebè’ prima dell’amniocentesi: l’uso sempre maggiore di questi farmaci prima di eseguire l’esame ha ridotto il rischio aborto da 1 su 100 a meno di 1 su 1000. Ad affermarlo è Paolo Scollo, direttore del dipartimento Materno infantile e dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania e vicepresidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo).
Nei reparti di Ostetricia – ribadisce l’esperto – il numero di donne in gravidanza ricoverate per complicanze dell’amniocentesi si è, nel corso degli anni, notevolmente ridotto: in passato il rischio di aborto era dell’1%, che è sceso progressivamente allo 0,3-0,5%. L’assunzione di antibiotici prima dell’esame è finalizzata a contrastare i batteri che normalmente colonizzano le vie genitali femminili anche durante la gravidanza e che, sfruttando il momento del prelievo del liquido amniotico, possono causare infezioni al liquido stesso, determinando di conseguenza la rottura del sacco amniotico in cui è contenuto il bambino. Il rischio di aborto legato all’amniocentesi, infatti, non dipende strettamente dal prelievo in sé, ma è legato all’eventualità che il liquido si infetti, nei giorni immediatamente successivi“.

Niente fumo ma taglio cesareo: ritratto della mamma italiana tipo

 Fumano meno, prendono acido folico e seguono i corsi pre-parto. Ma resta ancora alto e addirittura in lieve aumento il numero di tagli cesarei nel nostro Paese e quello delle ecografie. Questa la ‘fotografia’ delle abitudini delle donne italiane in gravidanza, scattata dall’Istituto superiore di sanità, grazie a un’indagine che raccoglie i dati di 25 Asl in 11 Regioni.
Dall’analisi risulta che il parto con taglio cesareo è aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8% del 2008. Diminuisce, invece l’abitudine al fumo: il 68,1% delle donne in gravidanza smette di fumare e non riprende più se allatta al seno.

La diagnosi prenatale: la villocentesi

La villocentesi dovrebbe essere eseguita dopo la 10° settimana di gestazione, quindi all’inizio del terzo mese, per evitare di provocare delle lesioni al bambino. Si tratta del prelievo dei villi coriali per esaminare il cariotipo, cioè l’assetto cromosomico fetale, al fine di valutarne la normalità o, al contrario, la presenza di anomalie. Con questo esame si può diagnosticare la sindrome di Down, quindi è molto importante che le mamme si sottopongano alla villocentesi. Il rischio di aborto è bassissimo (1%) ed è meno invasiva dell’amniocentesi.

Gravidanza: l’ecografia 4D

 L’ecografia 4D dà la possibilità di vedere meglio il bambino compresi i lineamenti e le espressioni del volto. Tutto questo grazie ad una tecnologia più avanzata fa si che il bambino si presenti in modo tridimensionale (altezza, lunghezze e profondità), con in più la dimensione del tempo, il che significa si riesce a vedere il bambino mentre si muove.

I particolari che si potranno vedere sono per esempio a chi assomiglia il bambino, se sta sorridendo, se sta sbadigliando, se muove le manine provando ad aprirle e chiuderle, se si sta succhiando il ditino, se sta giocherellando con il cordone ombelicale, se tira fuori la lingua.