Il mondo alla rovescia -3-

di Redazione Commenta

Irani, la madre di Kulìa, si avviò a passo deciso verso il centro del villaggio, portando una coppa di infuso del mattino, bollente. Si sedette a fianco alla Madre, la salutò con gentilezza e le offrì la bevanda.
“Ti sei svegliata presto, Madre. Bevi.”
“Avrei voluto svegliarmi prima, figlia.”
“Perché?”
“Avrei smesso di sognare. Non era un buon sogno. Tutto era alla rovescia e nessuno rimetteva le cose a posto.”
“Alla rovescia? Cosa?”
“Tutto, Irani, tutto era alla rovescia. Le persone, la vita, gli alberi. Le persone giacevano a terra ferite e morte, le donne venivano portate via per i capelli, i bambini sudavano tutto il giorno costretti a lavorare, gli alberi erano grigi e morti, il fumo era dappertutto.”
La Madre continuava a stringersi la testa con le mani. Irani non l’aveva mai vista così.
“Cosa pensi che significhi, Madre?”

Le donne sono le creatrici rispettate da tutti
Intorno era tutto così verde, le persone erano in giro per il villaggio o sulla spiaggia, i bambini giocavano, a nessuno sarebbe passato per la testa di trascinare una donna per i capelli. La visione della Madre era la visione dell’impossibile.
“Non lo so. Sembra impossibile ma pareva che tutti fossero abituati a vivere alla rovescia, come se fosse normale. Ho visto persone vestite riccamente che davano ordini a persone vestite di stracci e queste si inchinavano. Ho visto donne chiuse da maschi in luoghi da cui non potevano uscire. Bambini che non avevano cibo.”
“Madre, ciò è impossibile. Le donne sono le creatrici rispettate da tutti, i bambini mangiano sempre per primi, nessuno si inchina a nessun altro, siamo un popolo di gente libera.”
“Non capisci, era tutto alla rovescia. Tutto, ti dico. I villaggi non erano villaggi, non finivano mai, continuavano sempre. La campagna era lontana giorni e giorni di marcia. Non c’era un fiume in cui lavarsi, non c’erano orti da coltivare, le persone morivano e altre persone gli passavano accanto senza vederle, le persone non si salutavano, Irani. Le persone non si conoscevano.

Fonte: Sara Morace, “I Racconti di Domani”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>