Pediatria: dal Rinascimento ai tempi moderni

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Anche la pediatria subisce nel Rinascimento, al pari delle altre branche della medicina, una spinta innovatrice, specialmente per merito di medici italiani tra cui Mercuriale (1530-1606). Egli fu nominato lettore presso la cattedra di medicina dell’Università di Padova, insegna medicina teorica a Bologna, per poi passare all’Università di Pisa e il suo nome figura tra i docenti della Sapienza di Roma. Tra le sue opere le principali che riguardano la pediatria sono De morbis puerorum (1583) e il Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes (1522). Il De morbis puerorum è considerato un vero e proprio trattato, diviso in tre libri, dei quali il primo si occupa delle malattie esterne, il secondo di quelle interne e il terzo di elmintiasi e di tutti i disturbi che a esse sono correlate. Il Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes è un libriccino che, pur contando solo sedici pagine, può essere considerato un piccolo trattato di pediatria. Altri medici importati che si occupano di pediatria in questo periodo sono Lionello de Vittori, Jacopo Troncone e Ognibene Ferrari, il quale oltre ad esporre nozioni già diffuse all’epoca scrive il De medicina infantium, riportando la descrizione di alcuni oggetti innovativi come il tiralatte in vetro e una piccola carriola per far muovere i primi passi all’infante.

LA PEDIATRIA FINO AL XVIII SECOLO
La pediatria del XVII non conosce tanto sviluppo scientifico quanto un’ampia divulgazione della letteratura pediatrica; i mezzi di diffusione del sapere, come libri, saggi e altre pubblicazioni specializzate, raggiungono anche quei paesi lontani dal cuore dell’Europa che sono in ritardo sulla conoscenza della puericultura e delle malattie dei bambini. Questo è anche il secolo caratterizzato più di altri da rivendicazioni della paternità delle scoperte, invenzioni e fondazioni di nuove discipline e specializzazioni. Ne è un esempio J. Primerose, indicato come autore del primo vero e proprio libro di pediatria, pubblicando un libro dal titolo De morbis puerorum, ma i biografi dimenticano che in precedenza sono stati pubblicati numerosi altri libri con lo stesso titolo e gli stessi argomenti. Il medico inglese Harris (1651-1725) viene indicato come uno dei primissimi pediatri, egli si occupa davvero in maniera approfondita delle malattie dei bambini scrivendo un trattato di grande fortuna e diffusione, il De morbis infantium. Harris è anche autore di un importante trattato sulla varolizzazione, nonché di alcuni libri di terapia medica e pediatria generale. Thomas Sydenham (1624-1689) fu definito l’Ippocrate inglese per richiamare i medici a concentrarsi sull’esame clinico del malato e sulla descrizione fedele dei sintomi e dei segni. Lo svedese Rosen de Rosenstein (1706-1773), oltre ad aver scritto per primo in Europa la difterite, può essere considerato uno dei più attenti autori di puericultura del secolo. Il XVIII secolo conosce un’imponente proliferazione di iniziative atte a dare protezione e cura ai bambini. Nel ‘700 vengono infatti edificati moltissimi ospedali per la cura specialistica dei bambini. A Londra è riconosciuta a George Armstrong la paternità del primo ambulatorio pediatrico del 1769 e del primo ospedale pediatrico, fondato nel 1779.In Italia lo Spedale degli Innocenti a Firenze è operante già da molti decenni, quando in Europa e nel resto del mondo sorgono, uno dietro l’altro, gli ospedali pediatrici di Parigi (1802), a Berlino (1830), San Pietroburgo (1834), Filadelfia (1855), Boston (1869) e così via. In tutti questi ospedali i medici investono moltissime delle loro energie nel trattamento e nella cura delle malattie infettive, tuttavia la mortalità infantile è ancora elevatissima. Per quanto riguarda il vaiolo i precursori della vaccinazione sono i medici arabi medioevali, tra i quali il noto Avicenna, che cercano per secoli di prevenire il vaiolo mediante il procedimento indicato come inoculazione. Con prevalenza pari a quella del morbillo, ma con mortalità ben più elevata il vaiolo, nella seconda metà del XVIII secolo, è ancora responsabile di oltre il 10% di tutte le morti. Edward Jenner, inoculato egli stesso nell’infanzia, rimase impressionato dalle testimonianze raccontate dalle donne di fattoria affette da ulcerazioni vacciniche alle mani, il cosiddetto cowpox, sulla loro immunità permanente al vaiolo. Il 14 maggio 1797, egli decide l’esperimento cruciale che cambia la storia della malattia vaiolosa nel mondo, prelevando dalle ulcere delle mani i una mungitrice di vacche del materiale pustoloso e lo inocula in un bambino di otto anni tramite due incisioni superficiali. Dopo pochi giorni di cefalea e fastidi ascellari l’ottavo giorno sta perfettamente bene. Jenner inocula nuovamente, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, questa volta con materiale prelevato da un’ulcera vaiolosa vera e non bovina. Il bambino non mostra alcun segno di malessere. Nel 1797 Jenner comunica alla Royal Society la sua esperienza e dopo 183 anni dalla sua comunicazione, nel maggio 1980, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara il mondo libero dal vaiolo.

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