Il marchio della lupa -3-

Dal momento che non era stata messa alla prova davanti agli anziani, Megarin non sentì nessuna gioia per aver ottenuto quello che era stato il sogno della sua fanciullezza. Quando

Il marchio della lupa -2-

 All’improvviso, la consapevolezza che quel fardello stava per passare a lei, la fece sentire molto stanca e cadde in ginocchio davanti all’altare. Attraverso i gambali di pelle di daino, sottili ma robusti, sentì la pietra liscia, levigata dal passaggio di molte generazioni. Stringendosi le spalle tra le mani giurò che non avrebbe rovinato quel momento solenne per la Madre o per le altre. In silenzio e con fervore, pregò la Grande Lupa che la cieca Vivien non inciampasse.
Come se fosse in grado di vedere (ma una cosa simile non era possibile, vero?), Madre Lupa sollevò le mani verso la nicchia vuota e offrì il suo saluto. A dispetto di se stessa, Megarin tremò. “Ti prego, o grande Lupa, fa che la sua vecchia mente non dimentichi che la coppa di cristallo è stata rubata da quella traditrice di Magda.”

La promessa mantenuta -7-

La guerra cominciò perché Merlino, subito dopo aver parlato all’assemblea dei duchi, re e vassalli, lasciò il castello di Camelot e scomparve nelle grandi foreste cariche di neve. Il trono

La promessa mantenuta -6-

 Merlino camminò fino al trono sul quale Pendragon giaceva ormai più morto che vivo, e disse: “Sire, sono io:”
“Ah, Merlino, vi riconosco” rispose debolmente il re.
“Dite a costoro chi siederà al vostro posto sul trono.”
Volgendo attorno gli occhi, re Pendragon mormorò: “Sul trono di Longres siederà il principe mio figlio.”
Per quanto avesse pronunziato queste parole con un filo di voce, pure tutti le udirono, perché si era fatto un grande silenzio. Dopo aver parlato, Pendragon sospirò tre volte, chiuse gli occhi e morì.
“Il re è morto” annunciò Merlino. Tutti si inginocchiarono.

La promessa mantenuta -5-

 Ora avvenne che alla fine del secondo anno, mentre smisuratamente fioccava su tutta la Britannia, re pendragon si ammalasse gravemente. Le campane suonarono chiamando i fedeli a preghiera, e dai regni vicini, come dalle remote terre del nord, o dalle verdi isole dell’Irlanda, cominciarono a giungere a Camelot tutti i duchi, i re e i vassalli. Alcuni venivano per rendere omaggio al re morente; altri, invece, nella speranza di raccoglierne l’eredità.
Tutti si adunarono nella grande sala del castello, dove re Pendragon stava immobile sul trono, confortato dal calore di un fuoco di rami resinosi. Per riguardo, nessuno parlava; ma ecco che finalmente entrò nella sala Lot, re di Orkney.

La promessa mantenuta -4-

 Trascorsero due anni, durante i quali re Pendragon non uscì che una sola volta dal suo castello, e fu quando accompagnò alla tomba sua moglie, la dolce regina Igraine. Nella cattedrale ove Igraine venne sepolta, re Pendragon pianse a lungo, battendosi il petto; e i suoi cavalieri erano tristi in volto, e tutti mormoravano: “Ah, guardate come piange il re! Guardate come è pallido e magro! Da quella tempestosa notte della Candelora, ricordate?, non è più il terribile uomo che era!”
Ora, siccome re Pendragon non era più il terribile uomo che era stato, molti dei suoi vassalli e i re delle terre a nord e a ovest cominciavano a ribellarsi alla sua autorità.

La promessa mantenuta -3-

 Ser Audie tornò nella stanza dove attendeva re Pendragon e gli disse: “Sire, vi ho obbedito.”
“Sir Audie, Dio mi perdoni e salvi la regina mia moglie! Ho consegnato a quell’uomo il mio figlio maschio.”
“Dio vi perdonerà, sire, se l’avete fatto per un buon motivo.”
Corrucciato Pendragon rispose: “Vi dirò dunque il motivo, ma lasciate prima che spenga questa candela, perché non oso parlare alla luce!”
Il re soffiò sull’unica candela che ardeva nella stanza, e quando fu caduto il buio riprese: “Quando combatteco per sottomettere il duca di Cornovaglia, divenendo così signore di tutta la Britannia, io chiesi aiuto a quell’uomo che avete appena visto.”

La promessa mantenuta -2-

 “Gran pietà!”, mormorò ser Audie, e in fretta uscì dalla stanza, per rientrarvi poco dopo recando tra le braccia un bianco fagotto.
“Ah, sire, non volete guardarlo per l’ultima volta?” chiese. Senza volgersi re Pendragon rispose: “NO.”
“obbedisco mio re”, disse Audie e, uscendo da una piccola porta, discese per cupe scale che sprofondavano giù nella montagna sulla quale il castello era costruito, giungendo alla postierla settentrionale. Traendo il pesantissimo catenaccio, egli aprì la porta.
Gli apparve subito il lago, la cui acqua era tutta agitata dal vento, flagellata dalla pioggia e illuminata dalle folgori.

La promessa mantenuta -1-

 Al tramonto di quel giorno, il sole era apparso tra le nubi con raggi che avevano il colore del sangue. Gli abitanti di Camelot, anche i più vecchi, non avevano mai visto una cosa tanto straordinaria. Sembrava che il fiume e i ruscelli scorressero di sangue, e che nel castello del re divampasse un incendio: i vetri delle finestre, infatti, brillavano sotto il sole rossi come di fuoco.
Non vi era stato vento per tutto quel giorno, ma ecco d’un tratto il vento giunse dal mare, sollevando una grande onda che si infranse mugghiando contro la scogliera: I gabbiano atterriti svolazzarono qua e là, e gli abitanti di Camelot corsero a chiudersi nelle loro case. ove bruciarono l’ulivo benedetto per scacciare la tempesta ed il malocchio.

L’amore e la follia

 Si racconta che una volta, tanto tempo fa, tutti i sentimenti, le qualità e i difetti dell’uomo si riunirono. Dopo che la Noia aveva sbadigliato per l’ennesima volta la Pazzia propose di andare a giocare a nascondino. La curiosità chiese: “A nascondino? Come si fa?” E’ un gioco, spiego’ la Follia, io mi copro gli occhi e incomincio a contare fino a un milione. Voi intanto Vi nascondete e quando non c’è più nessuno in giro e io ho finito di contare, il primo di Voi che trovo rimane al mio posto a fare la guardia per continuare il gioco. L’Entusiasmo ballo’ seguito dall’Euforia, dall’Allegria e fece tanti salti che fini’ per convincere il Dubbio e l’Apatia, la quale non aveva mai voglia di fare nulla.