Pippi festeggia il suo compleanno -3-

 Era stato stabilito che Annika avrebbe dovuto anche lei portare il pacco per un tratto di strada, e che al momento di consegnarlo l’avrebbero tenuto in mano tutti e due. Era novembre inoltrato, e il crepuscolo scendeva presto. Quando Tommy e Annika ebbero sorpassato il cancello di Villa Villacolle, si arrestarono un attimo tenendosi stretti per mano: perché il giardino di Pippi era buio, e i vecchi alberi, che stavano perdendo le loro ultime foglie, stormivano tristemente.
“E’ proprio autunno!” disse Tommy. Era ancora più piacevole, così, vedere le finestre illuminate di Villa Villacolle e sapere che si stava andando a festeggiare un compleanno.

Pippi festeggia il suo compleanno -2-

 Appena tornati da scuola, Tommy e Annika cominciarono a farsi belli per la festa. Annika pregò la mamma di arricciarle i capelli; non solo la mamma glieli arricciò, ma le annodò anche tra i riccioli un grande nastro di seta rosa. Quanto a Tommy, si bagnò i capelli prima di pettinarli, perché gli rimanessero lisci. Non gli piaceva assolutamente di averli ricci. Annika poi avrebbe desiderato mettersi il suo vestito più bello, ma la mamma disse che non ne valeva la pena, perché, tanto, era raro che rincasasse dopo essere stata da Pippi senza riportare a casa un vestito irriconoscibile!

Pippi festeggia il suo compleanno -1-

 Un giorno Tommy e Annika trovarono una lettera per loro nella cassetta della posta. “Per Tommy e Annika” c’era scritto sulla busta. Nella busta c’era un cartoncino con poche righe: “Tommy e Annika devono venire dommani pomerigo da Pippi, per il suo compliano. Abiti: cueli che volete”.
Tale fu la gioia di Tommy e Annika, che cominciarono a saltare e a ballare. Capivano benissimo quello che voleva dire il cartoncino, per quanto fosse scritto così stranamente. Pippi aveva sudato sette camicie. Se anche quella volta a scuola non aveva preso troppo sul serio la lettera “i”, la verità era che un pochino sapeva scrivere.

La festa d’estate -8-

Le anziane coadiuvate dagli anziani erano coinvolte in moltissime opere durante la festa ma facevano frequenti pause nelle sale a loro riservate, riposando e chiaccherando. Le giovani e i giovani

La festa d’estate -7-

 Alla festa d’estate ci si dedicava soprattutto ai cesti, ai vasi, alla tessitura del lino selvatico, oltre che a ripulire e imbiancare la casa. La stagione era favorevole a quelle attività, mentre alla fine dell’estate ci si occupava dei frutti della mietitura e dei boschi, nella stagione più fredda alla spremitura delle olive, e con l’aumento delle ore di luce a tutto ciò che nasce e cresce. Alle attività legate alla natura e intese a procurare nutrimento e manufatti fondamentali alla vita erano strettamente collegate, tanto da confondersi l’una con l’altra, quelle rivolte ad assicurare agli umani il buon andamento dello svolgersi della vita comune e individuale: nascite, passaggi all’età adulta, salute, accudimento degli anziani, ritorni alla Dea.

La festa d’estate -6-

 L’edificio era effettivamente una grande casa, formata di più ali e molti ambienti, alcuni dei quali erano laboratori di ceramica e tessitura. In altri si macinava il grano e si cuoceva il pane, in altri ancora si pressavano le olive. C’erano magazzini per conservare le riserve alimentari comuni alle genti dei villaggi, costituite principalmente da cereali e olio: ciascun villaggio contribuiva e attingeva alle riserve equamente. Gli artigiani davano orgogliosamente il meglio di sé e al tempo stesso facevano scuola tra quelle pareti. C’erano infine grandi sale dove le genti si riunivano per dormire (quando non lo facevano all’aperto) e mangiare insieme.

La festa d’estate -5-

 La Grande Casa era distante un giorno di marcia da ciascuno dei villaggi che l’avevano fondata. Si partiva all’alba e si arrivava all’alba del giorno dopo, e le poche ore di buio si passavano riposando a fianco di ruscelli che in quel periodo dell’anno scorrevano in mezzo a prati punteggiati degli ultimi fiori primaverili. La partenza per la Casa era l’inizio di attività e creazioni che venivano considerate straordinariamente importanti e per questo svolte in un luogo speciale, un luogo della Dea. Non era l’unico, ce n’erano vari sull’isola, e le presenze della Dea erano dappertutto, specialmente concentrate in alcuni ambiti naturali come le sorgenti e i luoghi d’acqua in generale e le grotte.

La festa d’estate -4-

 Meno di una luna e considerava diversamente se stessa, e gli altri la consideravano diversamente. I cicli non spiegano tutto, pensò. Talvolta bisogna rompere il cerchio, e questo può far paura perché si è abituati e affezionati a un certo ricorrere della vita, ma è anche… magnifico perché permette la scoperta, persino quando è dolorosa.
Dolorosa? Nessuno vuole soffrire. Il ragionamento si arenò, come spesso succedeva quando si spingeva troppo lontano. Ma stavolta non le sembrava di averlo fatto.

La festa d’estate -3-

 Era stata accolta nell’assemblea degli adulti e questo le importava assai di più, e gli argomenti in discussione erano per lei molto più interessanti. La fiducia e la considerazione di cui aveva goduto in primo luogo da parte di sua madre e sua nonna la riempivano di orgoglio. Il giovane Fulan, regalandole la collana, le aveva delicatamente chiesto di passare più tempo insieme e si incontravano al ruscello verso il tramonto per brevi momenti che i preparativi della festa concedevano loro. Brevi ma deliziosi momenti in cui stavano imparando a conoscersi, guardinghi ma sempre soridenti.

La festa d’estate -2-

 Le donne si guardarono perplesse: era esattamente quello che facevano ogni anno tra le parenti della Grande Casa. “So quello che state pensando, sembra la solita festa, ma vedrete che ci saranno delle novità” La Madre pensava alla memoria, Irani pensava alla parola.
“Dovremmo trovare il modo di far conoscere le nostre idee (quella parola cominciava a comparire molto frequentemente) anche a chi non può ascoltarci perché vive altrove, lontano. Mandare messaggeri in visita va bene, ma ci vorrebbe altro ancora. I segni e i disegni possono parlare per noi anche quando non è presente nessuno del nostro popolo.