Biancabella -parte terza-

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Dunque la povera Biancabella, quella vera, con le mani monche e cieca da entrambi gli occhi, da giorni vagava sola e disperata nella lontana foresta, chiamando sempre e invocando la sorella Samaritana che le venisse in aiuto; ma non c’era nessuno che potesse risponderle se non la risonante eco che per tutta l’aria si udiva. Mentre l’infelice donna se ne stava lontano da casa sua, vedendosi priva di ogni aiuto umano, ecco entrare nel bosco un uomo molto attempato, benigno di aspetto e molto compassionevole, il quale, uditi quei pietosi lamenti, piano piano si avvicinò, e trovò la giovane cieca e monca delle mani che si disperava per la cattiva sorte. Il buon vecchio, la vide e non se la sentì di lasciarla lì in quelle condizioni, e, vinto da paterna compassione, se la portò a casa e la raccomandò a sua moglie, imponendole rigorosamente che si prendesse cura di lei. E inoltre si raccomandò alle sue tre figliuole, che erano tre stelle, affinché le tenessero buona compagnia, facendole carezze e non facendole mancare nulla. La moglie, che era anch’essa più crudele che pietosa, s’accese di rabbia, si volse impetuosamente contro il marito, e disse: “Beh, marito, che ce ne facciamo di questa femmina cieca e monca, che per quel che ne sappiamo potrebbe anche essere una poco di buono?” A cui il vecchiarello con sdegno rispose: “Fà ciò che io ti dico; e non farai come ti chiedo, non aspettarmi più a casa.”

Si tolse il grembiule
Così la povera Biancabella rimase nella casetta con la moglie del vecchio e le sue tre figliuole, e riflettendo con loro di varie cose, e pensando tra sé stessa alla sua sciagura, pregò una delle figliuole di pettinarla un pò. La qual cosa diede sdegno alla madre, che non voleva che le sue figlie facessero da servette a lei. Ma la figliuola, che era più buona della madre, ricordando le raccomandazioni che aveva fatto il padre, e vedendo non so che dell’aspetto di Biancabella che ispirava buoni sentimenti, si tolse il grembiule di bucato che portava, e, stesolo in terra, la pettinò con amore. Appena cominciò così, dalle bionde trecce della sventurata, presero a scaturire perle, rubini, diamanti ed altre preziose gioie. Vedendo questa meraviglia, la madre rimase stupefatta: e l’odio grande, che prima le serbava, si convertì in affetto, e ritornato il vecchiarello a casa, tutte corsero ad abbracciarlo, rallegrandosi molto con lui della sopraggiunta ventura a tanta povertà. Biancabella si fece portare un secchio d’acqua fresca, si fece lavare il viso ed i monchi, dai quali, tutti videro scaturire rose, viole e fiori in abondanza. Allora pensarono tutti che quella candida fanciulla fosse una creatura divina.

Promettendo di ritornare
Un giorno Biancabella disse che desiderava ritornare sul luogo dove il vecchio l’aveva trovata. Ma il vecchio, la moglie e le figliuole, vedendo il bene che ella aveva fino a quel momento loro fruttato, l’accarezzarono, pregandola di non partire, dandole molte buone ragioni per non farlo. Ma ella, salda nel suo volere volle a tutti i costi partire, promettendo tuttavia di ritornare. Allora il vecchio senza indugio la riportò sul luogo. Ed ella gli impose poi di andarsene, per ritornare a sera a riprenderla. Partito dunque il vecchiarello, la sventurata Biancabella cominciò a vagare per il bosco, in cerca di Samaritana; e le strida ed i lamenti andavano fino al cielo. Ma Samaritana, quantunque fosse segretamente vicino, né l’avesse mai abbandonata, non voleva risponderle. La miserella, vedendosi spargere le parole al vento, disse: “Che ci resto a fare io, sola al mondo, dopo che mi hanno privato degli occhi e delle mani, e mi hanno lasciato sola e abbandonata?” Ed accesa da uno furore che le diede alla testa, come disperata, improvvisamente volle farla finita.

Fiaba di G.F.Straparola

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