Pippi cerca-cose -parte ottava-

di Redazione Commenta

“Siete dei bei vigliacchi!” disse infine Pippi. “Prima vi buttate in cinque su un ragazzo solo; poi cominciate anche a dare degli spintoni a una povera ragazzina indifesa. Bah, che porcheria! E ora andiamocene a casa!” disse a Tommy e Annika. E, rivolta a Ville: “Se ci si riprovano, a dartele, non hai che da avvertirmi”. E a Bengt, che non osava muoversi dall’albero: “Se hai qualcos’altro da aggiungere a proposito dei miei capelli e delle mie scarpe, spicciati perché devo tornare a casa”. Ma parve che Bengt non avesse nulla da aggiungere sulle scarpe di Pippi, e nemmeno sui suoi capelli; allora Pippi raccolse la latta e il rocchetto, e si allontanò, seguita da Tommy e Annika.
Quando furono arrivati nel giardino di casa sua, Pippi disse: “Tesorini miei, come mi dispiace. Io ho trovato due cose meravigliose, e voi siete rimasti a mani vuote. Datevi ancora un po’ da fare. Tommy, perchè non guardi in quel vecchio albero cavo? I vecchi alberi cavi sono dei luoghi ideali per i cerca-cose”.
Tommy borbottò che era convinto che mai, lui e Annika, sarebbero riusciti a trovare qualcosa, ma per non far dispiacere a Pippi infilò una mano nella cavità del tronco.

Sarai d’accordo con me
“Incredibile” mormorò stupefatto; e, ritirata la mano, mostrò nel palmo uno stupendo notes rilegato in cuoio. In un anello era infilata una penna d’argento. “Strano!” disse.
“Sarai ora d’accordo con me” disse Pippi, “che nessun mestiere è migliore di quello del cerca-cose. Quello che mi meraviglia è che in fondo non sono in molti a contendersi questo lavoro. Falegname, calzolaio, spazzacamino, questi sono i mestieri che la gente fa con entusiasmo, ma cerca-cose no, non si degnano”.

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