Pippi e i ladri -3-

di Redazione Commenta

Si sedettero ad aspettare sotto una quercia del giardino. Cadeva una pioggerella sottile, e pergiunta avevano una fame da lupi, così che aspetare non era proprio piacevole; ciononostante, il pensiero di quel mucchio di denari li teneva di buon umore. Ad una ad una si spensero le luci, nelle ville vicine, ma Villa Villacolle rimaneva illuminata. Infatti Pippi stava imparando a ballare la tarantella, e non intendeva andare a dormire finché non fosse sicura di averla imparata alla perfezione. Ma finalmente fu buio anche a Villa Villacolle.
I ladri attesero ancora parecchio per essere proprio certi che il Signor Nilsson si fosse addormentato. Ma infine raggiunsero furtivamente l’ingresso della cucina e si accinsero ad aprirla con i loro arnesi da scassinatori. Uno di loro – che fra l’altro si chiamava Blum – si mise per pura combinazionoe a provare la maniglia. E questa cedette, perché la porta non era affatto chiusa a chiave.
“E poi si crede che la gente sia furba”” mormorò all’orecchio del compagno. “Pensa che la porta è aperta!”
“Tanto meglio per noi!” rispose l’altro, un tipaccio dai capelli neri, che veniva chiamato Tuono-Karlsson accese la sua lampadina tascabile, e i due ladri scivolarono nella cucina, che era deserta. Accanto c’era la stanza da letto di Pippi, e lì si trovava anche il lettino da bambola del Signor Nilsson.
Tuono-Karlsson socchiuse la porta, e gettò uno sguardo attento all’interno della camera. Ma tutto sembrava quieto e silenzioso, così osò far scorrere il raggio della sua lampadina tascabile per la stanza. Quando il fascio di luce raggiunse il letto di Pippi, i due vagabondi, con somma meraviglia, non videro altro che un paio di piedi riposare sul guanciale. Come al solito, Pippi teneva la testa sotto le coperte, in fondo al letto.
Fonte: Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe

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