Pippi va a scuola -8-

di Redazione Commenta

“Le scuole in Argentina, quelle sì” disse Pippi con superiorità, guardando i bambini dall’alto in basso. “Lì le vacanze di Pasqua cominciano tre giorni dopo che quelle natalizie sono terminate, e quelle pasquali terminano tre giorni prima dell’inizio di quelle estive. Le vacanze estive terminano il primo di novembre, quando hanno inizio le vacanze di Natale. Ma bisogna essere forti; comunque, compiti non ne danno mai, è severamente proibito, in Argentina, fare i compiti. Ogni tanto accade che un bambino argentino si introduca furtivamente in un guardaroba e lì si sieda in segreto per fare i compiti. Ma guai a lui, se la sua mamma se ne accorge! In quelle scuole non esiste l’aritmetica, e se per caso un bambino sa quanto fa 7 più 5 ed è così stupido ad andarlo a raccontare alla maestra, viene costretto a starsene in castigo nell’angolo per tutto il giorno. E si legge soltanto di venerdì, ma unicamente nel caso che siano dei libri da leggere; però non ce ne sono mai”.
“Ma allora a scuola che cosa fanno?” chiese un ragazzino.
“Mangiano caramelle” rispose Pippi prontamente. “Da una fabbrica di caramelle parte un tubo che va a finire proprio a due passi dalla classe, e da questo si rovesciano valanghe di caramelle, che i bambini sono occupatissimi tutto il tempo a mangiare”.
“E la maestra intanto cosa fa?” domandò una bambina.
“Scarta le caramelle per i bambini, stupidina!” disse Pippi. “Non avrai mica pensato che lo facessero da soli? Succede solo qualche rara volta. E del resto laggiù nessuno va a scuola di persona, ma manda un suo fratello”.
E qui Pippi agitò il suo largo copricapo.
“Statemi bene, bambini!” gridò, contenta.
“Dovrà passare un bel po’ di tempo, prima che mi rivediate. Ma ricordatevi sempre quante mele aveva Axel, altrimente non potrete essere felici. Hahaha!”
E con una squillante risata Pippi uscì al galoppo dal portone, facendo schizzare la ghiaia dagli zoccoli del cavallo e tremare i vetri delle finestre della scuola. FINE

Fonte: Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”

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