Il marchio della lupa -1-

di Redazione Commenta

“E’ ora che tu entri a far parte del branco”, disse Madre Lupo. Per amore della donna vecchia e cieca, Megarin trattenne l’obiezione che le salì alle labbra. Non era il momento giusto! Era troppo giovane e non era ancora pienamente addestrata. Tra cinque anni, quando ne avesse avuti trenta, l’età giusta, Megarin sarebbe stata in grado di provare le sue capacità davanti ai suoi maestri, per guadagnarsi l’ingresso nel Branco. Ma nessuno degli insegnanti viveva ancora, nessuno, tranne la vecchia Vivien. Facendo cenno alle due devote adepte di farsi da parte, la vecchia scarna si avvicinò all’altare, con passo tanto fermo da smentire gli anni e al cecità. Megarin trasalì, furibonda, nel sentire le lacrime pungerle le palpebre. Le altre, tutte ancor più giovani di lei, non dovevano vederla piangere. Certo la vecchia Vivien stava per morire, perché altrimenti le avrebbbe ordinato di unirsi al branco, se non per prendere il suo posto come Madre Lupo per i cuccioli?
Era rimasta solo Megarin a prendersi cura dei bambini, solo Megarin. E questo perché lei aveva guidato un branco a caccia in quel tremendo giorno di sei ani fa. Piena di gioia per il successo del suo primo comando, aveva riportato a Wolfhaven i giovani esuberanti. E tutta la sua gioia era morta per sempre. Avevano trovato il branco, e tutti gli aspiranti morti o violentati. Le ragazze più piccole erano sparite, tranne tre bambine nascoste in un forno. Tra tutti quei corpi martoriati, solo uno si muoveva, lamentandosi debolmente. Prima che Garm la accecasse con la luce nera della sua spada soprannaturale, Madre Lupo aveva visto tutto questo. Ma era vissuta e aveva raccontato loro ciò che era successo mentre erano a caccia. Nel corso degli anni, Vivien li aveva addestrati da sola come meglio poteva. Ora era giunta alla fine delle proprie forze. Abbandonate o vendute tanto tempo fa dai parenti, le ragazze non dovevano restare orfane di nuovo.

Fonte: Marion Zimmer Bradley, “Sword and Sorceress”

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