Il falso uccello e lo sposo stregone -parte seconda-

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E sotto le sembianze di un mendicante, si recò nella casa del pover’uomo a domandare l’elemosina. La seconda figlia gli portò un pezzo di pane, e anche di questa s’impadronì con un solo tocco e poi se la portò via. Non andò meglio neppure alla sorella, si lasciò prendere dalla curiosità, aprì la stanza insanguinata, guardò dentro e al ritorno dello stregone dovette pagare con la vita. Egli andò a prendere la terza che era prudente e scaltra. Quando l’uomo le diede la chiave e partì, per prima cosa mise l’uovo bene al sicuro, poi esaminò la casa, alla fine andò nella stanza proibita. Dio mio, cosa vide! Le sue care sorelle giacevano nella vasca, pietosamente uccise e fatte a pezzi. Ma lei cercò e raccolse le parti del corpo sparse le riunì, testa, corpo, braccia, gambe. E quando non mancava più niente, le membra iniziarono a far dei movimenti e si saldarono bene l’un l’altra e tutte e due le ragazze spalancarono gli occhi e furono di nuove vive. Allora si fecero festa e si baciarono e abbracciarono.

Chiese subito la chiave
L’uomo, al suo ritorno, chiese subito la chiave e l’uovo e poiché non c’erano impronte di sangue, l’uomo disse: “Hai superato la prova, sarai mia moglie.” Lui in questo modo non possedeva più poteri su di lei e doveva fare quello che lei desiderava. “Benissimo” rispose la ragazza, “ma prima porta un cesto d’oro a mio padre e a mia madre e portalo tu stesso sulla schiena. Io nel frattempo farò i preparativi per le nozze.” Poi corse dalle sorelle che aveva nascoste in uno stanzino e disse loro: “È sopraggiunto il momento per strapparvi al pericolo, quel miserabile vi porterà lui stesso a casa, ma appena sarete a casa mandatemi aiuto.” Mise ambedue nel canestro e le rivestì d’oro così che non potessero vedere.

Chiamò lo stregone
Poi chiamò lo stregone e gli disse: “Porta il cesto, ma io ti guarderò dalla finestra, guai a te se ti fermi o riposi.” Lo stregone innalzò il canestro, se lo mise sulle spalle e corse via, ma era talmente pesante che gli scolava il sudore sul viso. Allora si sedette e voleva riposare un po’, ma dal cesto una gridò: “Guardo dalla finestra e vedo che riposi, vai subito avanti.” Egli ponderò che fosse la sposa e si alzò e si rimise per via. Ancora una volta voleva sedersi, ma subito sentì gridare: “Guardo dalla finestra e vedo che riposi, vai subito avanti. ” E ogni volta che si fermava, una strillava e lui dovette correre, fino a che senza fiato e spossato morto portò l’oro e le fanciulle alla casa dei genitori.

I preparativi per le nozze
Nel frattempo in casa la sposa faceva preparativi le nozze e invitò gli amici dello stregone. Poi prese un teschio con i denti sghignazzanti, lo agghindò con i gioielli e una corona di fiori, lo portò su in soffitta e lo sistemò come se stesse guardando fuori. Quando tutto fu pronto, s’immerse in un barile di miele, aprì il piumino e ci si rotolò dentro, tanto che sembrava uno strano uccello e nessuno l’avrebbe potuta individuare.

Incontrò una parte degli ospiti
Uscì da casa e, per via, incontrò una parte degli ospiti e loro le domandavano:
“Da dove vieni uccelletto felice?”
“Vengo dalla casa di piuma di gallina.”
“E cosa fa la giovane sposina?”
“Ha spazzato tutta la casina e guarda dalla finestra.”
Infine incontrò proprio lo sposo che se ne ritornava con lentezza verso casa. Anche lui, come gli altri chiese:
“Da dove vieni uccelletto felice?”
“Vengo dalla casa di piuma di gallina.”
“E cosa fa la mia sposina?”
“Ha spazzato tutta la casina e guarda giù dalla finestra.”

Scorse il teschio
Lo sposo guardò su e scorse il teschio tutto abbigliato. Allora pensò che fosse la sua sposa e le fece un bel gesto di saluto. Quando fu in casa con tutti i suoi ospiti, ecco arrivare i parenti e i fratelli della sposa che erano venuti a portarle aiuto. Allora tutti insieme chiusero le porte e barricarono le finestre in modo che nessuno potesse uscire e appiccarono il fuoco così lo stregone e tutta la sua discendenza dovettero bruciare. FINE

Fiaba dei Fratelli Grimm

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