Stress da 11 settembre: aumento di aborti in Usa per i feti maschi

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Non solo terrore, distruzione e vittime causate dal disastro. Lo stress scatenato dagli attacchi al World Trade Center l’11 settembre 2001 avrebbe provocato negli Usa un aumento di aborti, ma solo per i feti di sesso maschile. Lo rivela uno studio americano, pubblicato sul ‘BioMed Central Journal’. Secondo la ricerca, almeno il 12% in più di maschietti ancora nel pancione ha perso la vita nel settembre 2001 dopo la 20esima settimana di gravidanza, rispetto a un “normale” mese di settembre.

IL LUTTO COMUNITARIO
Analizzando i parti, emerge un minor numero di ‘fiocchi azzurri’ venuti alla luce in tutti gli Stati nei 3-4 mesi successivi all’attentato terroristico. Insomma, l’analisi condotta da parte della University of California a Irvine sostiene la teoria del ‘lutto di comunità’. Un acuto disagio mentale connesso a un grande e drammatico evento nazionale, come l’11 settembre, che influenza la vita delle persone non collegate direttamente alle vittime o a quanti sono stati coinvolti in questi eventi.

GRAVIDANZA VULNERABILE ALLO STRESS
Le donne incinte sono ritenute particolarmente vulnerabili a questa esperienza, così come i nascituri di sesso maschile. Per il loro studio i ricercatori hanno raccolto dati relativi a nascite e aborti gli anni 1996-2002 in tutti gli states. Quando li hanno analizzati, gli scienziati hanno trovato che il numero medio di decessi dei feti maschi ogni mese (nel periodo esaminato) negli Usa è pari a 995, contro 871 per le femmine. Nel settembre del 2001, tuttavia, la ricerca ha mostrato un’ulteriore perdita di 120 unità per i piccoli di sesso maschile. Un dato che equivale a un aumento del 12%.

ABORTI DEI FETI MASCHI
Secondo Tim Bruckner, che ha condotto il gruppo di ricerca presso l’University of California, questo fenomeno è gravemente sottostimato. Molti aborti non sono registrati, e dunque la reale perdita di feti maschili potrebbe essere stata molto più elevata.
Si tratterebbe, poi, di una particolare vulnerabilità che non è esclusiva della specie umana. “In molte specie animali – ricorda lo studioso alla Bbc online – i periodi stressanti sono collegati a una riduzione del tasso di natalità maschile. Questo si ritiene rifletta un qualche meccanismo conservato dalla selezione naturale, per migliorare il successo riproduttivo complessivo della madre“.
In ogni caso, analizzando i 9 mesi successivi all’11 settembre, i ricercatori non hanno trovato riflessi dell’attacco sul concepimento di maschietti. Insomma, sembra che a risentire dello stress della futura mamma siano stati solo i feti nel pancione.

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