Era una mattina di primavera. Il sole brillava alto in un cielo azzurro e limpido mentre un gruppo di uccellini ciangottavano allegramente tra i rami di un’alta quercia. Un bellissimo cervo dal manto splendidamente fulvo, brucava tranquillo l’erba di una vasta distesa situata ai confini di una piccola fattoria. Proprio quel giorno un grande orso e un vecchio cane decisero di catturare un cervo da tenere rinchiuso nel recinto del podere per allietare i loro cuccioli. Cosi, vagando tra i campi, videro quasi per caso il cervo che pascolava sereno.
Senza perdere tempo gli corsero incontro per agguantarlo ma fortunatamente egli, comprendendo al volo la situazione, si lanciò in una corsa sfrenata per sfuggire alle loro insidiose grinfie. Poco distante cresceva, placidamente accarezzata dai caldi raggi del sole che dominava il cielo, una magnifica vite selvatica ricolma di fronde e grappoli di un’uva succosa e matura.
Il cervo decise di nascondersi all’ombra di quel folto intrico di foglie, sicuro che nessuno sarebbe mai riuscito ad individuarlo. Infatti, quando l’orso e il cane passarono non furono in grado di vederlo e andarono oltre. Tranquillizzato per lo scampato pericolo, l’animale tirò un sospiro di sollievo e, allettato dal buon profumo che emanava la vite, iniziò a mangiucchiare i suoi grappoli d’uva e le sue gustose foglie.
racconti per ragazzi
Il cerbiatto e il cervo
Un bellissimo cerbiatto dal manto scuro e con delle stupende macchioline bianche sul dorso viveva con la sua famiglia in una meravigliosa foresta con un ricchissimo sottobosco che offriva cibo in abbondanza.
Il cerbiatto ammirava il suo caro babbo e desiderava diventare grande e forte proprio come lui aspettando con ansia che gli spuntassero finalmente le stesse lunghissime corna che tutti invidiavano al suo genitore. Nell’impazienza di quel momento egli seguiva costantemente il grosso cervo cercando di imitarlo in ogni cosa.
Durante un bel mattino di fine inverno, mentre il grande cervo brucava tranquillo le foglie dei cespugli più bassi in compagnia dell’inseparabile figliolo, un possente ruggito squarciò il silenzio della foresta. Era un leone! Il cerbiatto sconcertato osservò il suo babbo e, con enorme stupore scoprì che questi tremava come un fuscello al vento. Sì, il suo venerato papà aveva paura! Come era possibile? Ma prima ancora che egli potesse chiedergli spiegazioni il cervo gridò al figlio: “Corri!” e si lanciò in una velocissima fuga. Il cucciolo obbediente lo seguì con le lacrime agli occhi per la vergogna e la delusione.
Il leone, l’orso e la volpe
Quella mattina un grande orso bruno, era proprio affamato. Vagava con la lingua di fuori per la foresta in cerca di un po’ di cibo quando all’improvviso vide, nascosto tra i cespugli, un bel capretto abbandonato sicuramente da qualche cacciatore. Fuori di sé dalla gioia si tuffò su quell’insperato tesoro culinario ma, proprio nello stesso momento ebbe la medesima idea anche un grosso leone che non mangiava da alcuni giorni. I due si trovarono faccia a faccia e si studiarono con espressione rabbiosa.
“Questo cesto appartiene a me!” urlò l’orso.
“Bugiardo!” Ruggì il leone infuriato.
In men che non si dica esplose una lotta terribile tra i contendenti i quali si azzuffarono insultandosi senza riserva. Intanto, poco distante, una giovane volpe passeggiava tranquilla per il bosco occupandosi delle proprie faccende. All’improvviso venne attirata da insolite urla e si avvicinò al luogo di provenienza per scoprire di cosa si trattasse.
L’aquila e lo scarafaggio
Un’aquila inseguiva una lepre per catturarla. Questa non sapeva come trovare aiuto; così, visto uno scarafaggio, il solo essere in cui il caso la fece imbattere, si diede a supplicarlo. Lo scarafaggio la rassicurò e, appena l’aquila gli si avvicinò, prese a scongiurarla perché non gli portasse via la povera lepre. Ma l’aquila non si curò di quel piccolo insetto nero e divorò la lepre proprio sotto i suoi occhi.
Memore dell’offesa, lo scarafaggio, da allora, prese a seguire l’aquila con costanza: osservava i luoghi dove quella faceva il nido e deponeva le uova; volava al nido, si posava sulle uova e le faceva rotolare provocandone la rottura.
Cacciata da tutti i luoghi, l’aquila un giorno si rivolse a Giove e lo pregò di procurarle un luogo sicuro, dove poter fare le sue covate. Giove le permise di deporre le uova nel proprio grembo. Ma lo scarafaggio ideò uno stratagemma: fece una pallottola di sterco, volò sopra il grembo di Giove e ve lo lasciò cadere.
La leonessa e la volpe
Serenamente accucciate all’ombra di una fresca pianta situata nel cuore della foresta, una tranquilla leonessa e una placida volpe, chiacchieravano tra loro come due vecchie amiche, discutendo del più e del meno.
Per un ascoltatore attento non era difficile però, scoprire che, nascoste nelle loro parole, vi era racchiuso un pizzico d’invidia. In effetti, la volpe, desiderava possedere lo stesso coraggio e l’identica sicurezza che alimentavano il comportamento dell’amica la leonessa, mentre a questa sarebbe piaciuto conquistare la celebre furbizia dell’altra. Nonostante le piccole gelosie racchiuse nei loro cuori, entrambe mantenevano un rapporto forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti.
Finché, un giorno, passeggiando insieme nel bosco con i rispettivi cuccioli che trotterellavano amabilmente intorno a loro, giocando e rincorrendosi fra gli alberi, la volpe non riuscì più a trattenere una frase alimentata unicamente dall’invidia. “Mia cara ” disse atteggiandosi a gran dama e indicando con lo sguardo i suoi piccoli, “tu avrai anche un portamento da regina, possiedi grande forza e vigore, ma, in quanto a madre, devi ammettere che io sono più portata.
La volpe e il leone
Quella mattina una volpe se ne andava tranquilla per i prati rifioriti dopo la brutta stagione invernale. I profumi della natura le solleticavano le nari accarezzandole la fantasia, permettendole di sognare paesi lontani, belli e sconosciuti. All’improvviso la sua attenzione venne richiamata da un violento ruggito. Era un verso che non aveva mai sentito e, terrorizzata, fuggì a nascondersi dietro ad un cespuglio. Da li poté vedere, riparata tra le foglie, il terribile animale che aveva emesso quel suono: si trattava di un leone, una bestia a lei sconosciuta. Spaventata, la povera volpe, scappò via il più velocemente possibile.
Trascorsero un paio di giorni tranquilli dopo quel brutto incontro che sembrava quasi essere stato dimenticato, quando, d’un tratto, la piccola volpe si imbatté ancora nel leone. Questa volta il re della foresta le apparve proprio davanti ostacolandole il cammino. La volpe, impaurita, iniziò a tremare come una foglia senza tuttavia fuggire ma rimanendo ferma al suo posto fino a quando il leone non si fu allontanato. La terza volta che la volpe si imbatté in quel grosso e possente animale dal risonante ruggito, scoprì che il proprio timore nei suoi confronti andava pian piano assopendosi.
Il corvo ferito
Tempo fa un cucciolo di corvo assai vivace e irrequieto se ne andava a zonzo tutto il giorno sbirciando in faccende che non lo riguardavano. Ficcava il becco in ogni cosa e non perdeva l’occasione di fare scherzi o dispetti ad ogni animale. Quel mattino però, la sua monelleria lo spinse a compiere ciò che non avrebbe mai dovuto fare. Si intrufolò infatti in una piccola casa situata al limitare del bosco e lesto, lesto rubò un bel pezzo di carne sistemato sul davanzale della finestra spalancata. Per sua sfortuna il contadino fece in tempo ad accorgersi del furto e, senza esitare, colpì il corvo con una pietra. Ecco fatto! Il ladro fu colpito in pieno.Quel pezzo di carne gli costò caro!
Ferito e spaventato il piccolo corvo se ne tornò al nido volando piano per il male, quindi si sdraiò sfinito tra le braccia della sua cara mamma. Questa, disperata per le condizioni del figliolo, scoppiò in lacrime sfogando la propria preoccupazione.
“Oh, mammina!” Disse il cucciolo “Prega gli Dei per me affinché guarisca la mia ferita”. Mamma corvo colma di tristezza rispose: “Povero piccolo mio, come puoi chiedere agli Dei un aiuto se non hai capito l’errore commesso?” Solo in quel momento il piccolo corvo comprese l’errore commesso e giurò a se stesso di non rubare mai più in vita sua.
Il granchio e la volpe
Quel giorno un paffuto granchio arancione, era proprio di ottimo umore. Se ne andava passeggiando allegramente per la spiaggia riscaldata dal sole, canticchiando la sua canzoncina preferita, una vecchia serenata imparata chissà dove. Egli si vantava spesso con gli altri abitanti del mare, della sua capacità di poter vivere tranquillamente sia dentro che fuori dall’acqua. E quelli, senza nascondere un pizzico d’invidia, lo osservavano camminare tranquillamente sulla terraferma. Ogni volta però, il buon granchio riportava ai suoi amici pesci un grazioso ricordino delle sue escursioni. Ma quel mattino egli non ne voleva proprio sapere di rientrare in acqua. Il cielo era tanto limpido e sereno da attirare l’ammirazione anche dei più indifferenti. Per questo il granchietto continuò la sua lunga passeggiata.
Nello stesso giorno, una giovane volpe insoddisfatta per la scarsità del suo pranzo quotidiano, si aggirava affamata per la spiaggia in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Camminava molto arrabbiata con se stessa per l’incapacità dimostrata a procurarsi del cibo quando vide, quasi per caso, l’ignaro granchio fermo sulla sabbia a contemplare il paesaggio.
La volpe gli si avvicinò curiosa e con un balzo gli piombò proprio davanti.
Il lupo sazio e la pecora
Quello era davvero un gran giorno per un lupo rinomato in tutto il contado per la sua insaziabile fame. Infatti, senza neppure alzare un dito egli era riuscito a procurarsi ottime prede trovate casualmente a terra perché colpite da qualche cacciatore e si era preparato un pranzo degno di re! Il lupo, dopo avere abbondantemente mangiato, si inoltrò nella foresta per fare due passi. Fu così che incontrò una mansueta pecorella la quale, terrorizzata dal temibile animale notoriamente suo nemico, non riuscì neppure a muoversi, paralizzata dallo spavento. Il lupo, più per istinto che per altre ragioni, afferrò la preda tenendola stretta, stretta. Ma solo dopo averla catturata si rese conto di essere talmente sazio da non avere più alcun appetito. Occorreva trovare una valida giustificazione per poter liberare quella pecora senza fare brutta figura.
” Ho deciso” Disse quindi il lupo “di lasciarti andare a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza. La pecorella sconcertata, dopo aver pensato un istante rispose: “Bè, anzitutto avrei voluto non averti mai incontrato. Seconda cosa, se proprio ciò doveva avvenire, avrei voluto trovarti cieco.
I lupi e i cani
Era una regione fredda e ostile quella in cui viveva il grande branco del lupo più furbo e intelligente che si fosse mai visto. I suoi simili lo seguivano con rispetto e obbedivano ad ogni suo ordine, timorosi di con tradirlo ben conoscendo la portata della sua forza. Esso era soprannominato “Il Pirata” a causa di quella benda scura che gli copriva l’occhio sinistro perso in chissà quali battaglie.
Molte giovani lupe si erano innamorate di lui, colpite da quel suo fare sicuro e deciso e da quella sua aria sempre un poco malinconica. Ma il lupo non aveva voluto formare una famiglia perché quel suo spirito di avventuriero gli impediva di avere un focolare dove vivere. Ultimamente però, quel vecchio lupo aveva dei problemi. Si trattava del cibo. Purtroppo il gelo dell’inverno aveva fatto fuggire ogni preda e distrutto ogni raccolto facendo scarseggiare il mangiare. Inoltre un feroce branco di cani selvatici si aggirava da quelle parti, rubando e invadendo ogni cosa appartenente ai lupi. Per questo decise di affrontare il comandante dei cani in un’unica e decisiva battaglia al termine della quale il vincitore avrebbe preso pieno possesso di tutto il territorio scacciando il perdente. I cani, muniti di prepotenza e spavalderia, accettarono volentieri il confronto sicuri di sconfiggere gli avversari.