Una Giornata Normale -3-

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Gli anziani si sistemavano al sole per badare alle loro attività più sedentarie e occuparsi dei piccoli che non avevano seguito le madri. I maschi del villaggio erano fuori a pesca per vari giorni. Ma sarebbero tornati in tempo per la festa, tenendo d’occhio la luna per non ritardare. Prima che fosse di nuovo piena sarebbero rientrati e tutto il villaggio avrebbe preparato il pescato per l’essiccazione. Le anziane e gli anziani erano gli artigiani più abili: tessitura, vasi e canestri le prime; reti, lavorazione del legno e battitura del metallo i secondi. Nuovi oggetti e infinite riparazioni. Nel pomeriggio si sarebbero affiancati a loro ragazzine e ragazzini per imparare le loro abilità. Lavoravano con calma, facendo pause frequenti e una quantità di chiacchere. Al ritorno dagli orti e dai campi gli sarebbero stati offerti frutti appena colti e richiesti consigli per le coltivazioni. Erano sempre pronti a darne, per esperienza e perché di primo mattino erano andati a controllare orti e campi. Dall’alba al tramonto il villaggio risuonava di canti, voci, risate, salvo che nella pausa a metà giornata quando il sole forte mandava tutti all’ombra a riposare.
La Madre dormiva ancora: un sonno agitato, pieno di spossatezza. Poi un uccellino entrò nella capanna e sbatté piano le ali contro la parete. Aprì appena gli occhi, la vecchia mosse una mano in segno di saluto e finalmente si riaddormentò serena. La gatta bianca e nera si stiracchiò e andò a bere un po’ del latte che Irani le aveva lasciato prima dell’alba, si lavò accuratamente le zampine e il muso e si avviò pigramente all’esterno sparendo alla vista.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani

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