Prezzemolina -parte terza-

di Redazione Commenta

L’indomani le fate tennero conciliabolo. “Come facciamo a mangiarcela? Mah! Prezzemolina!” “Cosa comandano?” “Domattina devi andare dalla fata Morgana e le devi dire che ti dia la scatola del Bel-Giullare.” “Sissignora,” rispose Prezzemolina, e la mattina si mise in viaggio. Cammina cammina, trovò Memè cugino delle fate che le chiese: “Dove vai?” “Dalla fata Morgana, a prendere la scatola del Bel-Giullare.” “Ma non sai che ti mangia?” “Meglio per me, così sarà finita.” “Tieni,” disse Memè “queste due pentole di lardo; troverai una porta che batte i battenti, ungila e ti lascerà passare. Poi tieni questi due pani; troverai due cani che si mordono l’uno con l’altro; buttagli i pani e ti lasceranno passare. Poi tieni questo spago e questa lesina, troverai un ciabattino che per cucire le scarpe si strappa barba e capelli; daglieli e ti lascerà passare.

Tieni queste scope
Poi tieni queste scope; troverai una fornaia che spazza il forno con le mani, dagliele e ti lascerà passare. Bada solo di far svelta.” Prezzemolina prese lardo, pani, spago, scope e li diede alla porta, ai cani, al ciabattino, alla fornaia; e tutti la ringraziarono.Trovò una piazza e nella piazza c’era il palazzo di fata Morgana. Prezzemolina bussò. “Aspetta, bambina,” disse fata Morgana, “aspetta un poco”. Ma Prezzemolina che sapeva che doveva far svelta, corse su per due rampe di scale, vide la scatola del Bel-Giullare, la prese, e via di corsa.

Ferma quella bambina
La fata Morgana sentendola scappare, s’affacciò alla finestra. “Fornaia che spazzi il forno con le mani, ferma quella bambina, fermala!” “Fossi matta! Dopo tanti anni che fatico, mi ha dato le scope per spazzare il forno!” “Ciabattino che cuci le scarpe con la barba e i capelli! Ferma quella bambina, fermala!” “Fossi matto! Dopo tanti anni che fatico, m’ha dato lesina e spago!” “Cani che vi mordete! Fermate quella bambina!” “Fossimo matti! Ci ha dato un pane per uno!” “Porta che sbatti! Ferma quella bambina!” “Fossi matta! M’ha unta da capo a piedi!”

Fiaba originaria di Firenze da “Fiabe Italiane” di I.Calvino

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