Obesità infantile: il dna non c’entra, tutta colpa delle cattive abitudini alimentari

di Redazione Commenta

Se il piccolo di casa è troppo ‘rotondo’, non si può tirare in ballo il Dna e una tendenza genetica al sovrappeso. La colpa piuttosto, sostengono i ricercatori dell’University of Michigan Cardiovascular Center (Usa), è delle cattive abitudini, a tavola e non. La ricerca, pubblicata sull”American Heart Journal’, è frutto di uno studio condotto su 1.003 bambini. Ebbene, secondo l’indagine i piccoli obesi mangiano peggio dei coetanei magri, passano più ore incollati a tv e videogame e fanno meno sport. Insomma, i risultati mostrano che i piccoli extralarge più spesso dei coetanei mangiano il pranzo della scuola anziché quello (più salutare) preparato a casa, e passano due ore al giorno tra piccolo schermo e videogame.

Come evitare l’obesità infantile
Certo, “per i bambini estremamente in sovrappeso uno screening genetico può essere considerato – precisa Kim Eagle, descrivendo i risultati della ricerca – Per il resto, aumentare l’attività fisica, ridurre il tempo passato davanti a videogiochi e tv e migliorare il valore nutrizionale dei pasti a scuola” sono azioni che promettono di “invertire il trend di obesità infantile“.

Un problema in costante crescita
Negli Usa il problema è tale che recentemente il presidente Barack Obama è sceso in campo per offrire menù scolastici più salutari a 31 milioni di bambini. Nel frattempo il progetto del Michigan era già partito in 13 scuole, per ‘imbrigliare’ colesterolo e pressione dei piccoli e monitorare le loro abitudini. Secondo la ricerca, il problema sta anche nel fatto che pochi bambini con problemi di peso fanno attività fisica regolare, seguono lezioni di ginnastica a scuola o fanno parte di un team sportivo. Insomma, secondo i ricercatori lo stile di vita è legato all’obesità infantile più della genetica.

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