Il grano saraceno -parte prima-

di Redazione Commenta

«Piega la testa come facciamo noi!» gli dissero i fiori.
«Io non ne ho bisogno!» rispose il grano saraceno.
«Piegati come facciamo noi!» gridò il grano «adesso passerà in volo l’angelo della tempesta! Ha grandi ali che vanno dalle nuvole del cielo alla terra, ti colpirà prima ancora che tu possa chiedergli di risparmiarti!»
«Ma io non voglio piegarmi» replicò il grano saraceno.
«Chiudi i fiori e piega le foglie!» gli disse anche il vecchio salice «non guardare il fulmine mentre si stacca dalla nuvola, neppure gli uomini osano guardare, perché attraverso il fulmine si può vedere nel cielo di Dio, ma tale vista rende ciechi gli uomini; che cosa succederebbe quindi a noi piante della terra, se osassimo guardare, noi che siamo molto inferiori?»

Una sola fiamma di fuoco
«Molto inferiori?» disse il grano saraceno. «Voglio proprio vedere nel cielo di Dio!» gridò pieno di superbia e arroganza.
Giunse il fulmine e sembrò che tutto il mondo fosse una sola fiamma di fuoco.
Quando il brutto tempo si calmò, i fiori e il grano si ritrovarono immersi in un’aria pulita, rinfrescata dalla pioggia, ma il grano saraceno era stato bruciato dal fulmine, e ora non era altro che una inutile erba morta nel campo.

Perché piangi
Il vecchio salice agitò i rami al vento e dalle verdi foglie caddero grosse gocce d’acqua; sembrava che l’albero piangesse.
Allora i passerotti chiesero: «Perché piangi? Qui tutto è benedetto dal Signore; guarda come splende il sole e come corrono le nuvole, non senti che profumo viene dai fiori e dai cespugli? Perché piangi dunque, vecchio salice?».
E il salice raccontò allora della superbia e dell’arroganza del grano saraceno, e della punizione che non manca mai. Io che vi racconto la storia, l’ho sentita dai passerotti; me l’hanno raccontata una sera che ho chiesto che mi narrassero una storia.FINE

Fiaba di Hans Christian Andersen

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