Tremotino -parte due-

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Infatti egli pensava che da nessun’altra parte avrebbe trovato una donna tanto ricca. Quando la fanciulla fu sola, ritornò per la terza volta l’omino e disse: “Che cosa mi dai se ti filo la paglia anche questa volta?”. “Non ho più nulla” rispose la fanciulla. “Allora promettimi” disse l’omino “quando sarai regina, di darmi il tuo primo bambino.” “Chissà come andrà a finire!” pensò la figlia del mugnaio e, del resto, messa alle strette, non sapeva che altro fare, perciò accordò la sua promessa all’omino che, anche questa volta, le filò l’oro dalla paglia. Quando al mattino venne il re e trovò che tutto era stato fatto secondo i suoi desideri, la sposò; e la bella mugnaia divenne regina. Dopo un anno diede alla luce un bel maschietto e non si ricordava neanche più dell’omino, quando questi le entrò d’un tratto nella stanza a reclamare ciò che gli era stato promesso. La regina inorridì e gli offrì tutte le ricchezze del regno, purché‚ le lasciasse il bambino; ma l’omino disse: “No, qualcosa di vivo mi è più caro di tutti i tesori del mondo”. Allora la regina incominciò a piangere e a lamentarsi, tanto che l’omino s’impietosì e disse: “Ti lascio tre giorni di tempo: se riesci a scoprire come mi chiamo, potrai tenerti il bambino”. La regina passò la notte cercando di ricordare tutti i nomi che mai avesse udito, inviò un messo nelle sue terre a domandare in lungo e in largo, quali altri nomi si potevano trovare.

Una lunga sfilza di nomi
Il giorno seguente, quando venne l’omino, ella cominciò con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e disse tutta una lunga sfilza di nomi, ma ogni volta l’omino diceva: “Non mi chiamo così”. Il secondo giorno, ella mandò a chiedere come si chiamasse la gente nei dintorni e propose all’omino i nomi più insoliti e strani quali: Latte di gallina, Coscia di montone, Osso di balena. Ma egli rispondeva sempre: “Non mi chiamo così”. Il terzo giorno tornò il messo e raccontò: “Nuovi nomi non sono riuscito a trovarne, ma ai piedi di un gran monte, alla svolta del bosco, dove la volpe e la lepre si dicono buona notte, vidi una casetta; e davanti alla casetta ardeva un fuoco intorno al quale ballava un omino quanto mai buffo, che gridava, saltellando su di una sola gamba:

Mi chiamo Tremotino
”Fare oggi il pane, la birra domani, la miglior cosa per me che sarà? Avere il figlio del re dopodomani! Mi chiamo Tremotino, questo è il bello! Nessun risponderà all’indovinello!”. All’udire queste parole, la regina si rallegrò e poco dopo quando l’omino entrò e le disse: -Allora, regina, come mi chiamo?- ella da principio domandò: “Ti chiami Corrado?”. “No.” “Ti chiami Enrico?” “No.” “Ti chiami forse Tremotino?” “Te l’ha detto il diavolo, te l’ha detto il diavolo!” gridò l’omino; e per la rabbia pestò in terra il piede destro con tanta forza, che sprofondò fino alla cintola; poi, nell’ira, afferrò con le mani il piede sinistro e si squarciò.
FINE
Fiaba dei fratelli Grimm

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