La regina della neve -parte dodici-

di Redazione Commenta

«Din, din, dan, dan!» suonarono le campane dei giacinti. «Noi non suoniamo per il piccolo Kay, non lo conosciamo neppure! Noi cantiamo solo la nostra canzone, l’unica che conosciamo!»
Gerda s’incamminò verso il ranuncolo, che brillava tra le verdi foglie luccicanti.
«Tu sei un piccolo sole chiaro» gli disse. «Dimmi se sai dove posso trovare il mio compagno di giochi!»
E il ranuncolo brillò così delizioso guardando verso Gerda.
Quale canzone poteva cantare il ranuncolo? Neppure la sua parlava di Kay.
«In un piccolo cortile brillava il sole di Nostro Signore così caldo nel primo giorno di primavera; i raggi cadevano lungo la bianca parete della casa del vicino ai cui piedi crescevano i primi fiori gialli, brillando come d’oro ai caldi raggi del sole; la vecchia nonna era fuori sulla sua seggiola, la nipotina, una graziosa ma povera servetta, venne a casa per una breve visita, e baciò la nonna. C’era oro, l’oro del cuore in quel bacio benedetto. Oro sulla bocca, oro nel fondo del cuore, oro quassù nelle prime ore del mattino! Ecco questa è la mia piccola storia!» disse il ranuncolo.

Ha nostalgia di me
«La mia povera vecchia nonna!» sospirò Gerda. «Certamente ha nostalgia di me, è triste per me, come lo era stata per il piccolo Kay, ma io tornerò presto a casa, e porterò Kay con me. Non serve a nulla che io chieda ai fiori, loro conoscono solo le loro canzoni, non mi danno notizie.» Così si rimboccò il vestitino per correre più in fretta; ma il narciso le colpì una gamba, mentre lei gli saltava sopra; allora si fermò, guardò quel lungo stelo giallo e chiese: «Tu sai forse qualcosa?» e gli si chinò sopra fino a toccarlo.
Che cosa disse il narciso?

Come profumo
«Io posso vedermi, io posso vedermi!» disse. «Oh, come profumo! Su nella piccola soffitta, mezza svestita, si trova una piccola ballerina, lei sta in piedi alcune volte su una gamba sola, a volte su due, tira calci a tutto il mondo; ma è solo un’illusione. Versa l’acqua della teiera su un pezzo di stoffa che tiene in mano, è il suo corpettino. La pulizia è una buona cosa! Anche l’abitino bianco che tiene appeso al gancio viene lavato nell’acqua della teiera e poi messo a asciugare sul tetto; lei lo indossa, con un fazzoletto giallo come lo zafferano intorno al collo, così l’abitino sembra ancora più bianco. Gamba in aria! Guarda come si regge su un piedino! Io posso vedermi! Io posso vedermi!»
«Non mi interessa nulla!» esclamò Gerda «non sono cose da raccontare a me!» e intanto se ne corse verso la siepe del giardino.

Fiaba di Hans Christian Andersen

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