Pubertà maschile: è possibile predire se il bimbo si svilupperà in salute un anno prima

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Buone notizie per le mamme ansiose di sapere se il loro bimbo crescerà a dovere e se il suo apparato riproduttivo è in salute. Sono infatti stati individuati i marker nel sangue in grado di predire la pubertà degli uomini con un anno di anticipo rispetto alla comparsa dei segnali clinici noti, come l’aumento del volume testicolare e la crescita in altezza dei ragazzi, conseguente l’attivazione delle ghiandole ipotalamica, pituitaria e gonadica. Se ne è parlato al IX Congresso della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams), al Policlinico dell’Università di Modena.

I segnali ormonali della crescita
Gli esperti del Dipartimento di fisiopatologia medica dell’università di Roma ‘La Sapienza’, autori della scoperta, ricordano che sono alcuni segnali ormonali a scandire con largo anticipo la crescita: il testosterone cresce parallelamente all’altezza e le gonadotropine aumentano due semestri prima dell’aumento del volume dei testicoli. Individuare questa fase ‘finestra’ dello sviluppo può essere utile per monitorare un buono sviluppo delle ossa e dell’apparato genitale maschile con un anno di anticipo rispetto la comparsa dei cambiamenti clinici definitivi.

La ricerca sui tumori ai testicoli
L’osservazione condotta dagli scienziati è durata 6 anni ed è stata condotta su 25 ragazzi, tra 8 e 10 anni di età. Fra le altre novità presentate al Congresso, l’uso della stessa ecografia con mezzi di contrasto impiegata per la diagnosi del cancro del fegato o della mammella, per riconoscere i tumori testicolari più piccoli. Che, se presi in tempo, anche durante l’infanzia o la giovinezza, possono essere eliminati completamente, minimizzando il danno. L’ecografia è infatti in grado di scoprire i tumori in uno stadio molto iniziale e predire con grande accuratezza la natura delle neoplasie testicolari, chiarendo subito se di natura benigna o maligna. Lo studio è stato condotto sempre alla Sapienza su 44 tumori testicolari ed è la casistica più estesa al mondo in cui sono state confrontate tutte le metodiche: ecografia semplice, mezzo di contrasto ecografico e risonanza magnetica.
E ancora: nella gestione delle neoplasie testicolari maligne la resezione del testicolo è generalmente la tecnica chirurgica più praticata. Alla Divisione universitaria di urologia 2 dell’Ospedale ‘Le Molinette’ di Torino si sperimenta invece la resezione parziale del testicolo colpito da tumore in alternativa all’asportazione completa. Con l’aiuto di un microscopio, gli specialisti hanno eliminato solo i micro-nodi nelle prime fasi di sviluppo a 15 uomini, di età media 30 anni, individuando tre tumori maligni con l’esame istologico estemporaneo e procedendo all’asportazione immediata del testicolo solo in questi tre casi. In 12 casi, quindi, si è risparmiato l’intervento.

Le cause dei tumori ai testicoli
Infine, al Dipartimento di fisiopatologia medica della Sapienza di Roma sono state individuate sostanze inquinanti persistenti nel siero di 50 uomini dai 18 ai 45 anni di età, malati di tumore ai testicoli, e nessuna traccia di inquinanti, invece, nei 50 individui sani usati come controllo. Si tratta degli organoclorinati, policlorobifenili e metaboliti del vecchio Ddt, sostanze impiegate fino al 1970, ma che persistono ancora oggi nell’ambiente. Gli stessi inquinanti sono anche responsabili del calo delle fertilità perché è stata scoperta una loro maggiore concentrazione in presenza di alterazioni dei parametri seminali e, in particolare, di oligozoospermia.

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