Depressione post-partum e trattamento sanitario obbligatorio: favorevoli o contrarie?

di Redazione Commenta

Il problema della depressione post-partum va affrontato nell’ambito di un dibattito più ampio sulla legge Basaglia che regola l’assistenza psichiatrica in Italia. Ne è convinto il ministro della Salute Ferruccio Fazio, che risponde ai giornalisti sulla proposta lanciata nei giorni scorsi dai ginecologi, di applicare cioè il Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) extraospedaliero alle forme gravi di depressione post-partum per arginare il dramma delle mamme assassine. Ma qual’è il rischio per le mamme che seguono un comune decorso di depressione post-partum di vedersi costrette ad un trattamento sanitario obbligatorio?

LA DEPRESSIONE POST-PARTUM
Il discorso depressione post-partum va affrontato nel suo complesso“, sostiene il ministro, oggi all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, a margine dell’annuale ‘Ieo Day’. “Nessuno intende cambiare radicalmente la legge 180, nessuno intende abolirla“, tiene a precisare Fazio. Tuttavia, aggiunge, “ci sono delle problematiche relative alla residenzialità dei malati psichiatrici, che vanno affrontate anche perché c’è una grande disomogeneità fra regione e regione“.

I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Non solo. “Un altro problema estremamente importante è quello dei disturbi del comportamento alimentare, e anche in questo caso ci sono grandi disomogeneità“.
Ecco perché “credo che non sarebbe appropriato affrontare i problemi separatamente“, ragiona il ministro. “Li stiamo affrontando nel loro complesso – assicura – e credo che la sede giusta sia il Parlamento, in particolare la Camera dei deputati nell’ambito della legge Ciccioli“. Secondo Fazio, il ddl sulla riforma della legge 180 proposto da Carlo Ciccioli (Pdl), pur “suscettibile di miglioramenti e modifiche“, è “l’occasione per andare a mettere ordine in questo campo“.

TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO: PERCHE’?
Per le mamme affette da depressione post-partum ci vorrebbe il trattamento sanitario obbligatorio. Questa è stata la proposta avanzata dai ginecologi dopo i casi di infanticidio. La Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e l’Associazione Strade Onlus propongono di applicare la procedura del Tso extraospedaliero nei casi gravi. La proposta prevede che un’equipe specializzata si occupi, 24 ore su 24, delle donne “con comportamenti omicida, tutelando così sia la madre che il figlio”. Arma vincente nella prevenzione e cura di questi casi psichiatrici sembra essere la diagnosi precoce. “Bisogna cogliere per tempo i campanelli d’allarme» afferma il presidente della Sigo Giorgio Vittori nel sottolineare che proprio i ginecologi possono essere «importanti sentinelle”.

SE AVETE QUESTI SINTOMI POTRESTE ESSERE COSTRETTE AL TSO
Ma quali sono i campanelli d’allarme? Per gli specialisti, al primo posto si trovano episodi di ansia o depressione durante la gravidanza o una storia personale o familiare di depressione (81%). A seguire, precedenti casi di depressione post partum (78%), isolamento o condizioni socioeconomiche svantaggiate (63%) e problemi con il partner (58%). Nonostante i dati che attestano la diffusione della problematica post partum, il rischio di sviluppare depressione viene valutato di routine solo dal 30% dai ginecologi durante gli incontri pre-parto.

FAVOREVOLI E CONTRARI
Il Comitato nazionale di bioetica, in un parere del 2005, ha sottolineato la necessità di una assistenza specifica che coinvolga la struttura pubblica e miri a una prevenzione efficace (dunque niente TSO); raccomandando inoltre la “sensibilizzazione della figura paterna e dei familiari sia durante la gestazione che dopo il parto“. Mentre secondo il Moige – Movimento Italiano Genitori il Tso è “una soluzione estrema”. È invece “fermamente contraria” Maria Burani Procaccini, già presidente della Commissione Bicamerale Infanzia e membro dell’esecutivo del Movimento Bambino, all’uso del Trattamento sanitario obbligatorio, “pensarlo come fatto risolutivo è una cosa semplicemente assurda – afferma – se dietro non c’è un lavoro preventivo“.

Mamme, fate sentire la vostra voce… che ne pensate?

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