Psicologia da bimbi: come il bambino condiziona la volontà dei genitori

di Redazione Commenta

Anche se ancora non sanno parlare, danno ordini ben precisi e sanno come manipolare la volontà dei genitori: a un anno sanno già imporsi a mamma e papà, a suon di pianti, urla e un po’ di psicologia. A due anni in molti di loro hanno già vinto la guerra, quando il genitore per la prima volta cede spossato a un loro capriccio. E se il pianto dovrebbe ridursi con l’età – lo psicologo Italo Farnetani stima che un bimbo fino a tre medi d’età pianga in media due ore al dì, pianto che si dimezza a sei mesi e a un anno diventa di mezz’ora – la personalità del bimbo si evolve e il pianto da “generico” diventa una vera e propria arma di ricatto nei confronti dei genitori e delle persone che si prendono cura di loro. Scenate in pubblico (le più odiate dai genitori), capricci, ricatti psicologici studiati ad arte fanno parte della tattica del bambino per ottenere ciò che vuole. Tattica che richiede una buona dose di intelligenza e che – dunque – va combattuta con altrettanta intelligenza… ecco come.

GENITORI ALLE PRIME ARMI

Spesso a soccombere ai capricci sono quelli alle prime armi o anche i più permissivi, specialmente quando entrano in gioco le uscite pubbliche. La prima cosa da fare è saper distinguere il pianto che deriva da un bisogno (perché il bimbo ha fame o vuole essere preso in braccio) dal capriccio vero e proprio: nel primo caso il bimbo si calma nel giro di un paio di minuti, mentre i capricci durano molto di più. E’ qui che il genitore deve capire cosa concedere e cosa no.

IL DECALOGO ANTI-CAPRICCIO

Ecco allora i consigli di Farnetani, rilasciati all’ADNKronos, per non soccombere ai capricci dei propri figli.

1) Accordarsi per decidere cosa concedere e su cosa, invece, mostrarsi inflessibili. “E’ fondamentale mettere dei paletti”, dice Farnetani.

2) Mostrarsi irremovibili sulle decisioni condivise: “Il piccolo ‘annusa’ la parte debole della coppia”.

3) Non alterare il proprio comportamento in seguito agli strilli, altrimenti si rischia di perdere “non una battaglia, ma la guerra”.

4) Non far capire che pianto e urla ci mettono in imbarazzo in pubblico: il piccolo li riserverà alle uscite per ottenere quello che vuole. “Meglio ignorare gli strepiti, parlare al bimbo con voce calma e tranquilla mostrandosi indifferenti. Se imbarazzati dagli sguardi altrui, meglio spiegare che si tratta solo di un capriccio piuttosto che cedere per farlo stare buono”.

5) Cercare di rispettare il più possibile gli orari del bimbo, in particolare quelli della pappa e del sonno. In questo modo sarà più tranquillo e meno irritabile.

6) Se a un anno vuole mangiare insieme agli adulti, è bene assecondarlo. Certo non potrà consumare tutte le stesse cose, ma assaggiare e guardare come si comportano i grandi può essere utile. Insomma, se fa i capricci per mangiare con mamma e papà, “si può tranquillamente concedere un posto a tavola”.

7) Quando si mette a strillare è bene che tutti, “genitori, nonni e tata, abbiano lo stesso atteggiamento. E non facciamoci ingannare da pseudo-credenze come quella secondo cui i maschi non vanno fatti piangere, sennò gli esce l’ernia”, dice Farnetani.

8) Non forzarlo ad andare a letto troppo presto o quando c’è troppa luce. “Meglio portarlo a nanna quando ha sonno, così dormire da solo nel lettino sarà più facile”, assicura.

9) Non imporgli tutto, ma solo le cose fondamentali. “Insomma, è giusto concedere qualcosa al piccolo urlatore, ma è vietato farlo quando strilla: deve imparare a chiedere, specie se è già grandicello”.

10) Non reagire mai con rabbia o frustrazione, ma mostrarsi calmi e imperturbabili. Questo, assicura il pediatra, disinnescherà l’arma ‘sonora’.

 

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