Ipospadia: cos’è e come si cura

di Redazione Commenta

L’ipospadia è una malattia congenita degli organi sessuali maschili causata dallo sviluppo incompleto e/o anomalo dell’uretra e a volte, nei casi più gravi, del pene stesso.

Questa malformazione ha origine già nell’embrione e porta l’uretra (cioè il canale da cui esce l’urina) a formarsi in modo tale che il meato (cioè lo sbocco) non si posizioni sulla sommità del pene ma nella zona ventrale, oppure nello scroto o nel perineo nei casi più gravi.

Le statistiche indicano 8 casi di ipospadia ogni 1000 nascite e una familiarità della malattia che porta il 20% di possibilità che il nascituro sia affetto da ipospadia nel caso in cui il padre, il fratello o il figlio presentino tale malformazione.

Altri fattori colpevoli di essere all’origine di tale malattia sembrerebbero essere: alcune malattie virali, una carenza di sostanze vitaminiche durante il periodo gestazionale, l’azione di radiazioni ionizzanti e un deficit dell’ormone testosterone.

A seconda della distanza del meato dalla sommità del pene, in medicina si distinguono 3 tipi di isospadia.

1. Ipospadia anteriore

E’ la forma meno grave e anche la più frequente. Il meato si avvicina alla sommità del pene pur non trovandosi all’apice.

2. Ipospadia media

Il meato si posiziona nella parte mediana del pene che spesso si presenta anche incurvato.

3. Ipospadia posteriore

E’ il caso più grave ma che si verifica meno spesso. Il meato si trova alla base del pene oppure sullo scroto o in zona perineale. Il pene presenta un’incurvatura più accentutata rispetto all’ipospadia media. In questi casi si può verificare un’errata attribuzione del sesso durante i normali esami ecografici in gravidanza.

Oltre alla diagnosi visiva spesso si associa alla malattia difficoltà e dolore durante la minzione che in alcuni casi è impossibile da espletare in piedi.

L’unica terapia possibile per correggere sia il lato estetico che funzionale del pene è l’intervento chirurgico, che va a diminuire la curvatura del pene stesso e a ricostruire l’uretra posizionando il meato alla sommità del pene.

Solitamente si tende a operare il bambino in età inferiore ai 2 anni per evitare che rimangano in lui ricordi spiacevoli legati alla malattia che potrebbero turbarne l’equilibrio psichico. Fino a qualche anno fa infatti, le ripercussioni psicologiche relative all’ipospadia tendevano ad essere sottovalutate, ma recenti studi hanno messo in luce quanto invece siano importanti, portando questa malformazione ad avere non solo problemi di minzione, ma anche disturbi legati all’attività sessuale che risulta difficoltosa ostacolando la penetrazione e l’eiaculazione.

Le dimissioni post operatorie avvengono di norma entro 5 giorni dall’intervento a seguito del quale si prescrivono trattamenti antibiotici locali. L’igiene quotidiana del bambino potrà essere fatta con una normale doccia tiepida e un risciacquo della zona operata con del disinfettante per evitare sviluppo batterico. Il piccolo dovrà per alcuni giorni astenersi da attività ludiche che possano risultare pericolose o che lo portino a stare in piedi per periodi lunghi.

Le complicazioni più frequenti sono infezioni, ematomi, spasmi vescicali e incontinenza urinaria.

In rari casi si verifica una stenosi uretrale, spesso associata a una tecnica chirurgica errata o inadeguata, che si può risolvere solo con un nuovo intervento chirurgico.

Photocredits: sartors su Flickr

 

 

 

 

 

 

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