Per tutta la notte intrecciarono una rete con la corteccia flessibile del salice e dei giunchi pieghevoli, e la rete riuscì grande e robusta; Elisa vi si adagiò sopra e quando il sole sorse, i fratelli si trasformarono in cigni selvatici, afferrarono la rete con il loro becco e si sollevarono tra le nuvole con la cara sorellina che ancora dormiva. I raggi del sole le cadevano dritti sul capo, allora uno dei cigni volò proprio sopra di lei perché le sue ampie ali le facessero ombra.
Erano già lontani dalla riva quando Elisa si svegliò; credette di sognare ancora, tanto era strano venire trasportata sul mare, così in alto nel cielo. Al suo fianco si trovavano un ramoscello di belle bacche mature e un mazzetto di radici saporite; li aveva raccolti il più giovane dei fratelli, e lei gli sorrise riconoscente, poiché era proprio lui, l’aveva riconosciuto, che le volava sul capo per farle ombra con le ali.
Erano così in alto che la prima nave che videro sotto di loro sembrò un gabbiano bianco che galleggiasse sull’acqua.
Alle loro spalle sopraggiunse una nube grande quanto una montagna, dove Elisa vide proiettarsi la sua ombra e quella degli undici cigni; erano ombre gigantesche, in una visione meravigliosa, come non ne aveva viste mai, ma il sole continuava a salire nel cielo e la nuvola rimase indietro: l’immagine delle ombre piano piano svanì.
I Cigni Selvatici -parte quinta-
Non appena il sole scomparve nel mare, i cigni persero il loro manto di piume e apparvero undici bellissimi principi, i fratelli di Elisa! Lei mandò un grido perché, benché fossero cambiati molto, sentiva che erano loro; si precipitò nelle loro braccia chiamandoli per nome, e loro, riconoscendo la sorellina che si era fatta così grande e bella, si rallegrarono immensamente. Ridevano e piangevano, e subito si resero conto di quanto la matrigna fosse stata cattiva con loro.
«Noi fratelli» spiegò il più grande «voliamo come cigni finché è giorno; non appena il sole è calato, assumiamo le sembianze di uomini: per questo dobbiamo badare bene a avere un luogo per posare i piedi, quando è l’ora del tramonto. Infatti, se in quel momento stiamo ancora volando tra le nuvole, diventando uomini, precipiteremmo giù. Noi non abitiamo qui, c’è un altro paese altrettanto bello, dall’altra parte del mare; ma la strada per arrivare fin là è lunga, dobbiamo attraversare l’immenso mare e non c’è neppure un’isola su cui posarci e passare la notte, solamente un unico scoglio, molto piccolo, che affiora: soltanto stringendoci riusciamo a starci tutti e quando il mare è mosso, l’acqua ci spruzza, ma nonostante ciò ne ringraziamo Dio.
Canzoni per bambini: A Natale puoi…
A Natale puoi…
A Natale puoi
fare quello che non puoi fare mai:
riprendere a giocare,
riprendere a sognare,
riprendere quel tempo
che rincorrevi tanto.
È Natale e a Natale si può fare di più,
è Natale e a Natale si può amare di più,
è Natale e a Natale si può fare di più
per noi:
a Natale puoi.
Feste natalizie ecologiche e cibo a km 0 per i bimbi del Bambin Gesù
Il Natale è ancora più buono se è sostenibile: niente plastica in tavola, ma solo materiali riciclabili; porzioni parche per evitare sprechi; tanta frutta e verdura ‘a chilometri zero’. Le regole per feste ‘eco’ arrivano dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, una struttura ‘verde’ attenta all’ambiente, oltre che alla salute.
Questo lo spunto di riflessione lanciato dall’istituto capitolino in una nota: “Il pranzo di Natale, un momento per abbuffarsi senza pensieri o un’occasione per alimentarsi con gusto non dimenticando la nostra salute e i problemi che ci sono nel mondo? In linea con i principi del progetto ‘Ospedale verde’, secondo gli esperti del Bambino Gesù, il Natale 2010 potrebbe essere un modo per dare una risposta diversa se, ad esempio, iniziamo scegliendo piatti e bicchieri non di plastica, per evitare di aumentare considerevolmente la quantità di rifiuti. Prepariamo invece la nostra tavola con tovaglie e posaterie riciclabili, e rendiamola colorata e salutare con pietanze ricche di frutta e verdura colorata, giallo-verde, arancio, bianco, violaceo, rosso“.
Alimentazione: siamo la somma di ciò che mangiarono i nostri nonni e genitori
Non siamo solo ciò che mangiamo, ma anche ciò che i nostri genitori hanno messo in tavola nella loro vita. E’ in estrema sintesi quanto ha rilevato su modello animale uno studio dell’università del Massachusetts (Usa), pubblicato sulla rivista ‘Cell’. In pratica, gli esperti hanno dimostrato che i topi nati da padri nutriti con una dieta a basso contenuto di proteine mostrano modificazioni distinte e riproducibili nelle attività di geni chiave del metabolismo nel fegato. Il tutto nonostante i piccoli topolini non avessero mai trascorso del tempo in compagnia del padre o della madre, suggerendo così che queste ‘informazioni nutrizionali’ vengono trasmesse biologicamente alla generazione successiva e non attraverso una sorta di influenza sociale.
I Cigni Selvatici -parte quarta-
La notte fu proprio buia, neppure una lucciola brillava nel muschio; allora, tristemente, Elisa si sdraiò per dormire; le sembrò che i rami degli alberi si traessero da parte e che il buon Dio la guardasse con dolcezza, mentre gli angioletti gli facevano capolino sopra la testa e sotto le braccia. Quando si risvegliò al mattino non seppe dire se aveva sognato o se tutto era veramente accaduto.
Si incamminò, ma dopo pochi passi incontrò una vecchia che portava bacche selvatiche in un cestello. Questa gliele offrì e Elisa le chiese se aveva visto undici principi cavalcare per il bosco.
«No» rispose la vecchia «ma ieri ho visto undici cigni con una corona in testa, che nuotavano nel fiume che passa qui vicino!»
E condusse Elisa verso un pendio in fondo al quale scorreva un fiume; gli alberi più grandi stendevano i loro lunghi rami folti verso quelli degli alberi dell’altra riva, con cui si intrecciavano; le piante che non erano cresciute abbastanza per toccarsi, avevano divelto le radici dal terreno e si sporgevano più che potevano sull’acqua per intrecciare i rami con quelli delle altre piante. Elisa salutò la vecchia e s’incamminò lungo il fiume, finché questo non sfociò nella spiaggia aperta.
I Cigni Selvatici -parte terza-
Era giunta da poco tempo nel bosco quando sopraggiunse la notte; aveva perso la strada e così sedette sul morbido muschio, recitò la preghiera della sera e appoggiò la testa a un tronco d’albero. C’era una grande quiete e l’aria era mite, e sull’erba e tra il muschio si accendevano centinaia di lucciole; quando Elisa con delicatezza sfiorò un ramoscello con la mano, quegli insetti luminosi caddero su di lei come stelle.
Per tutta la notte sognò i suoi fratelli, sognò di quando da bambini giocavano insieme e di quando scrivevano con la mina di diamante sulla lavagna d’oro e guardavano il bel libro illustrato che era costato metà del regno. Ma sulla lavagna non scrivevano più, come allora, le aste e gli zeri, ora disegnavano le affascinanti avventure che avevano vissuto e tutto quel che avevano visto.
Gli uccelli cantavano, i personaggi uscivano dal libro illustrato e chiacchieravano con Elisa e con i suoi fratelli, ma quando lei girava pagina, ritornavano dentro di corsa per non creare confusione tra le figure.
Quando si svegliò, il sole era già alto nel cielo; in verità lei non riusciva a vederlo, perché gli alti alberi si allargavano sopra di lei con rami fìtti e folti, ma i raggi penetravano tra le foglie formando un velo d’oro svolazzante.
I Cigni selvatici -parte seconda-
Passarono i giorni, uno uguale all’altro. Quando soffiava tra i cespugli di rose davanti alla casa, il vento sussurrava alle rose: «Chi può essere più grazioso di voi?» e le rose scuotevano la testa e dicevano: «Elisa». E quando la vecchia contadina, la domenica, seduta sulla soglia, leggeva il libro dei salmi, il vento girava le pagine e chiedeva al libro: «Chi può essere più devoto di te?» e il libro rispondeva: «Elisa», e quello che le rose e il libro dei salmi dicevano era la pura verità.
Quando compì quindici anni, Elisa venne richiamata al castello; e appena la principessa vide che la ragazza era così bella, cominciò a odiarla crudelmente. Avrebbe voluto trasformare anche lei in cigno selvatico, proprio come i fratelli, ma non osò farlo, perché il re voleva vedere la figlia.
Di primo mattino la regina si recò nel bagno, costruito in marmo e decorato con soffici cuscini e bellissimi tappeti; lì prese tre rospi, li baciò e disse al primo: «Mettiti sulla testa di Elisa, quando entrerà nella vasca da bagno, e rendila indolente come te! Tu invece devi saltarle in fronte» disse al secondo rospo «così che diventi orribile come te e suo padre non la riconosca! E in quanto a te, devi metterti sul suo cuore» sussurrò al terzo animale «e renderla tanto malvagia che ne soffra lei stessa!».
I Cigni Selvatici -parte prima-
Molto lontano da qui, dove le rondini volano quando qui viene l’inverno, viveva un re con undici figli e una figlia, Elisa. Gli undici fratelli, che erano principi, andavano a scuola con la stella sul petto e la spada al fianco; scrivevano su una lavagna d’oro usando punte di diamante e sapevano leggere bene i libri e recitare a memoria: si capiva subito che erano principi. La loro sorella, Elisa, stava seduta su un piccolo sgabello di cristallo e guardava un libro di figure che valeva metà del regno.
Quei bambini stavano proprio bene, ma la loro felicità non poteva durare per sempre!
Il padre, re dell’intero paese, si risposò con una principessa cattiva che non amava affatto quei poveri bambini, e loro dovettero accorgersene fin dal primo giorno.
Ai castello c’era una grande festa e i bambini giocavano a farsi visita, ma invece di dar loro tutte le torte e le mele al forno che riuscivano a mangiare, la matrigna gli diede solo della sabbia nelle tazze da tè e disse di far finta che fosse qualcosa di buono.
La settimana successiva trasferì Elisa in campagna da alcuni contadini e non passò molto tempo che riuscì a far credere al re cose molto brutte sui poveri principini, così che egli non si preoccupò più di loro.
Canzoni per bambini: Al canto del cucù
L’inverno xé passado,
april no torna più
e magio xé tornado
al canto del cucù.
Cucù,cucù,
april no torna più,
e magio xè tornado
al canto del cucù.
La bela a la finestra
la varda su e giù,
la speta el fidanzato
al canto de! cucù.