L’urologo tra gli adolescenti: poche visite dopo i 13 anni

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Non rimpiangono il servizio militare obbligatorio, ma la visita di leva sì. Con l’addio alla naja visitare un teenager è diventato difficilissimo per gli urologi italiani, che lanciano l’allarme: “Dopo i 13 anni i ragazzi finiscono risucchiati in un buco nero. E’ una continua fuga dai medici“.
Nessuna figura di riferimento per loro, a differenza della donna con il ginecologo, e il rischio è che sviluppino indisturbati malattie anche gravi. Da quelle sessuali fino al cancro al testicolo. Non sapete quanti tumori stanati troppo tardi“, avverte il segretario generale della Società italiana di urologia (Siu), Vincenzo Mirone. La salute dell’uomo è a rischio. Tanto che gli urologi stanno pensando a un progetto per portare l’educazione sessuale e la prevenzione direttamente fra i banchi di scuola. Più precisamente nelle scuole medie inferiori.

L’importanza dei controlli dall’urologo
Vogliamo che l’anatomia maschile non sia più un mistero. Parlare agli studenti ci permetterà di inviare loro messaggi di prevenzione strategici per il loro futuro“. Il progetto “è in cantiere. Stiamo pensando a una campagna articolata, da presentare nel 2011 a tre ministeri: Salute, Pari opportunità e Istruzione“, annuncia Mirone. Sono due le diagnosi che hanno risentito dell’abolizione della visita di leva: “Il varicocele, che è una delle prime cause di infertilità nell’uomo, e il tumore al testicolo“, elenca lo specialista. In genere l’uomo esce dall’ombra dopo il matrimonio, dunque sempre più tardi. “Nel frattempo potrebbe avere un disturbo che coinvolge i suoi genitali e tacere per vergogna o non accorgersene proprio, fino a quando le conseguenze diventano gravi e irreversibili“. La scuola, conferma Rosario Leonardi, dirigente della clinica Masumeci Gecas di Catania, “è il luogo più adatto per fare formazione. I giovani hanno bisogno di saperne di più. Anche perché le notizie veicolate dai mezzi di informazione risultano spesso insufficienti e in molti casi false e fuorvianti“.

Il cancro al testicolo
Una malattia su cui, per gli esperti, occorre fare cultura fra i ragazzi, è il cancro al testicolo. “Sebbene si tratti di una neoplasia non tanto frequente – riflette Sergio Cunico Cosciani, professore ordinario di Urologia all’università degli Studi di Brescia – la sua incidenza è più alta nella fascia d’età 18-40, la più frequente nelle prime decadi di vita. E non è raro che arrivino dallo specialista giovani con neoplasie testicolari in stadio avanzato. Ragazzi di 20 anni con metastasi polmonari che, per vergogna o trascuratezza, non hanno segnalato in tempo un cambiamento nei loro genitali“. C’è “poca cultura della prevenzione al maschile“, spiega.
E se l’autopalpazione del seno non ha più segreti per la donna, lo stesso non accade per l’uomo. Eppure questo strumento applicato alle parti intime maschili potrebbe garantire l’identificazione precoce di importanti campanelli d’allarme“. Questo messaggio, conclude Cunico Cosciani, “andrebbe trasmesso ai giovani anche a livello di educazione sanitaria in età scolare. Perché l’autopalpazione testicolare può permettere di stanare alterazioni dovute proprio a un cancro al testicolo“. Un tumore ad alto tasso di guarigione se stanato all’inizio del suo percorso.

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