Vaccinazioni: sono pericolose?

di Redazione Commenta

Il dilemma rimane… molti considerano pericolose le vaccinazioni, soprattutto nei bambini. Tuttavia, il Ministero della Salute così si esprime in merito alle vaccinazioni: la vaccinazione – si legge sul sito del Ministero – rappresenta un atto di natura medica, di esecuzione pratica relativamente semplice da eseguirsi sotto la diretta responsabilità di un medico e assicurando l’immediata disponibilità di alcuni presidi essenziali di pronto intervento quali, ad esempio, cortisonici e adrenalina. Pertanto, i vaccini sono sicuri se somministrati da personale qualificato rispettando norme di buona pratica (uso di vaccini conservati in modo appropriato, utilizzazione di siringhe sterili e monouso, rispetto delle vie e delle sedi di inoculazione prescritte) e tenendo conto di eventuali circostanze che possano controindicare, in maniera definitiva o temporanea, la vaccinazione. I vaccini utilizzati in Italia sono farmaci che rispettano le norme di produzione nazionali ed internazionali; inoltre ogni lotto di vaccino registrato e commercializzato in Italia viene sottoposto a controlli di sicurezza ed efficacia da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.

CHI NON PUO’ ESSERE VACCINATO
In generale, i vaccini a base di microrganismi viventi attenuati (es: antipoliomielitico orale, antimorbillo, antiparotite, antirosolia, antitubercolare), non devono essere somministrati a persone con alterazione del sistema immunitario quali: immunodeficienza congenita o acquisita, leucemie, linfomi, o in terapia con immunosoppressori (corticosteroidi, antineoplastici, antirigetto).
La vaccinazione dovrebbe essere evitata durante trattamenti radianti o con chemioterapici, sia a causa di possibili complicazioni nel caso di vaccini a base di microrganismi viventi attenuati, che per la risposta anticorpale insufficiente in caso di vaccini inattivati o di anatossine o vaccini a sub-unità.
I pazienti vaccinati durante un trattamento immunodepressivo o nelle due settimane precedenti l’inizio della terapia, sono da considerare come non vaccinati.
La terapia con corticosteroidi non controindica, di solito, la somministrazione di vaccini viventi quando è a breve termine (meno di due settimane) e a basso dosaggio, oppure a lungo termine con somministrazioni a giorni alterni ovvero se si tratta di terapia di mantenimento o di applicazioni topiche.
La terapia steroidea per aerosol non controindica la somministrazione di vaccini.
La condizione di sieropositività per HIV (quindi non l’AIDS conclamato) non costituisce in sé una controindicazione alla somministrazione di vaccini, anche se a base di virus viventi attenuati; l’OMS raccomanda di effettuare il prima possibile la vaccinazione antimorbillosa ai bambini HIV positivi, in quanto il rischio della malattia da virus selvaggio è molto più grande di qualsiasi rischio associato alla somministrazione del vaccino.
I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati a pazienti immunocompromessi; in questi casi la risposta alla vaccinazione può essere non ottimale.
Tutti i vaccini per l’influenza sono raccomandati anche per i soggetti immunocompromessi ai dosaggi e calendari abituali.
Alcuni vaccini, tra cui l’anti Hib e l’antipneumococco, sono specificamente raccomandati per alcuni gruppi di pazienti immunocompressi, tra cui quelli con asplenia anatomica o funzionale.
Il vaccino antidifterico-tetanico-pertosse è controindicato in caso di encefalopatia comparsa entro 7 giorni dalla somministrazione di una precedente dose.
I vaccini allestiti su uova embrionate di pollo o di anatra (es: antinfluenzale, antimorbilloso o antimorbillo-parotite-rosolia, antirabbico PDEV) non devono essere somministrati a persone con allergia alle proteine delle uova; anche l’ipersensibilità accertata nei confronti di antibiotici costituisce una controindicazione all’uso di vaccini che ne contengano anche minime quantità come conservanti.
La vaccinazione è inoltre controindicata in caso di reazione anafilattica ad una precedente dose dello stesso vaccino (la Circolare n° 9 del 26 marzo 1991).
La vaccinazione contro la febbre gialla non deve essere somministrata ai bambini di età inferiore a 12 mesi.

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